La testimonianza di Pierapaolo Occorso ,medico madonita nell’ “inferno” di Lodi

Di lui avevamo già parlato qualche settimana fa,  quando Pierpaolo Occorso,giovane medico petralese che da anni lavora in giro per il mondo come volontario per Emergency,ha dato la sua disponibiltà a dare una mano in Lombardia,esattamente a Lodi,assieme ad  altri suoi colleghi,una trentina in tutto.

Intanto come stai? –Tutto sommato bene,anche se stanco  ….dopo 15 giorni che sono qui all’ospedale di  Lodi a lavorare 24h (dopo alcuni mesi trascorsi in Afganistan) ,oggi mi hanno dato un dato un giorno di riposo.Siamo alloggiati un un albergo messo a disposizione dal Comune.

Qual e stato il tuo primo impatto con questa nuova realta? Dal punto di vista medico siamo abituati a situazioni simili, con i miei colleghi dello staff di Emergency,abbiamo curato in passato  molte persone con l’Ebola,è una battaglia durissima come tante altre,ma vedere soffire cosi tanta gente in Italia, in Lombardia in questo caso,ci rattrista moltissimo.Molti colleghi italiani si sono trovati imprerati ad affrontare una epidemia di cosi vaste proporzioni ,tant’ è che come tutti sapete il numero di medici e personale sanitario  deceduti è alto.Ci alterniamo sia al pronto soccorso che in terapia intensiva ,dove chi capisce che purtoppo non ce la farà ci chiede di salutarci i propri cari.Una sensazione tristissima.

Pierapolo Occorso,racconta ancora che purtroppo ci sono molti anziani che hanno contratto il virus, e preferiscono restare a casa, preferendo morire tra le braccia dei propri cari anzichè in un letto di ospedale dove sanno che non potranno vedere. bisogna anche dire che anche in Lombardia cala il numero di accessi al pronto soccorso.

Abbiamo chiesto ancora al medico madonita cosa pensa dell’ipotesi di destinare una parte dell’ospedale Giglio ai malati di Covid.”Pur rispettando le eventuali decisioni di  una tale scelta-aggiunge Occorso-devo dire, per esperienza,che sarei contrario a questo utilizzo promiscuo dell’ospedale di Cefalu’, si correrebbero molti rischi.

A Petralia Sottana vivono i genitori di Pierapolo,papà Rosario,ex cuoco dell’ospedale di Petralia Sottana e mamma Rosina:anche se sono oramai abituati alla lontananza del figlio sempre in giro per il mondo,ogni  volta che lo sentono al telefono la lacrimuccia ci scappa sempre.Come è normale che sia.E poi la moglie Stefania  che con la figliola hanno seguito per diversi anni il peregrinare  di Pierpaolo.

Nei prossimi giorni il giovane medico volontari madonita dovrebbe spostarsi (e con lui un collega rianimatore di Enna) a Bergamo nel nuovo ospedale allestito dagli alpini.E con il cuore alle Madonie, orgoglioso delle sue origini.

Mario Li Puma

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