“Troppe case di riposo e comunità per malati abbandonate a se stesse, pronte a diventare delle Auschwitz per anziani, come la residenza sanitaria di Villafrati. E troppi comuni del comprensorio con gli uffici ancora tutti aperti. Così nei paesi la preoccupazione è che il contagio dilaghi a macchia d’olio”.
    A lanciare l’allarme è la Funzione Pubblica di Palermo, che nei giorni scorsi ha inviato diffide a tutti i comuni della provincia di Palermo per chiedere l’urgente adozione delle misure a tutela dei lavoratori  dipendenti e della salute pubblica.
   “Ci risulta che, tranne qualche sporadico caso, la stragrande maggioranza delle amministrazioni  della provincia di Palermo non si siano  adeguate alle disposizioni previste dei decreti. Gli appelli per restare a casa si moltiplicano e i comuni continuano a non favorire il lavoro a casa, non forniscono i dispositivi di sicurezza per le figure che hanno contatti con il pubblico, mettendo a rischio la salute di tutti i dipendenti e degli utenti. Stessa cosa chiediamo per i servizi amministrativi delle Asp e delle aziende ospedaliere: i dipendenti di questi uffici devono lavorare da casa”.   
    La Funzione Pubblica  ha inviato nei giorni scorsi una nota a tutti i sindaci della provincia di Palermo, al commissario per l’emergenza  Covid-19 e al presidente della Regione  chiedendo di attivare il lavoro a distanza e di individuare la lista dei servizi indispensabili. “Ma pochissimi l’hanno fatto – aggiunge Cammuca –   A Palermo da oggi denunceremo tutte le amministrazioni che non hanno ancora provveduto, nonostante i solleciti, ad applicare le misure previste, come il lavoro in modalità agile, chiudendo dove possibile i servizi non indispensabile, e che non hanno acquistato i dispositivi di protezione. Moltissime amministrazioni continuano a tenere aperti tutti gli uffici. Ci sono comuni che gestiscono  il servizio idrico o la raccolta dei rifiuti in proprio, altri con ditte in appalto: ogni comune è tenuto a stilare la propria lista.
    “Quello che è accaduto nella casa di risposo di Villafrati, con un anziano già deceduto e 69 casi di contagio tra anziani e operatori  – aggiunge Cammuca  – può scoppiare in qualsiasi centro. I  dispositivi non vengono dati ai lavoratori, non ci sono controlli sulle strutture. Queste strutture, in cui  si trovano  le fasce più esposte della popolazioni, sono sorte come funghi. Non solo i centri per anziani ma tutti i centri di cura, assistenza e riabilitazione dove si fa  vita di comunità, come quelli per pluriminorati, malati d’Alzheimer, neurolesi, dove l’educatore lavora gomito a gomito col paziente e non può mantenere nessuna distanza di sicurezza”.
“Qual è per queste strutture la soluzione? – aggiunge Cammuca – Bisogna subito accendere i fari su questi centri, non li possiamo abbandonare a se stesse. Bisogna garantire la salute di chi è ospite delle strutture e degli  operatori, che  poi la sera tornano nelle loro famiglie. Nella residenza di Villafrati lavorano anche operatori dei paesi vicini: così è facile che il contagio a macchia d’olio si possa estendere nei comuni vicini di Baucina, Ciminna, Ventimiglia, Vicari. Sappiamo che già che tra i contagiati ci sono operatori di questi paesi”.