E stavolta, Rosalia, questa acchianata ce la facciamo insieme. Le pietre le calpestiamo con piedi di fede sotto un cielo che è tutto promessa di belle stagioni. Ancora non si sente il profumo del finocchietto selvatico ma sono già a decina i colori sul blu di questo mare tutto palermitano. Solo qualche fumosa nuvola resiste, sembra quasi zucchero filato, di quelli che saziano le bocche dei picciriddi.Quanti passi conta questa strada vecchia io non lo so. Tu, sicuramente, ne conosci ogni fuga; tu, ne sono certa, i gradini a sentiero tortuoso; tu, ed è quasi ovvietà, i piedi dei tuoi fedeli che per minuti e minuti sono in strada a fare cammino per arrivare fino alla tua grotta.E stavolta, Rosalia, questa acchianata facciamola insieme, come amiche, di quelle che si confidano i segreti, anche i più pruriginosi; di quelle che si dicono le giornate di risate larghe e le giornate di rabbia accigliata; di quelle che di parlare parlano anche quando non dicono niente.È bella, Rosalia, Palermo. Da qui, poi, è bellissima ma come sempre. Le strade però, vedi?, non sono più chiassose di clacson, né esagerate di ambulanti. Ai lati di tutte le vie da negozi – guarda Rosalia, lì, proprio lì – le saracinesche, molte sono abbassate: fuori per le poche alzate, se ne stanno i cristiani, in fila, quasi fossero confrati di processione.È bella Palermo.

Da qui, Rosalia, poi è bellissima ma come sempre: ma anche se qui di primavera trionfano i profumi e le luci, i picciriddi per ora restano a casa e guardano dalla finestra; anche i vecchi restano a casa e guardano dalla finestra. Restiamo a casa e ad uscire ce ne stiamo centimetro di centimetro distanti.È bella, dico, Palermo. Da qui, Rosalia, è bellissima ma come sempre. Solo che da qualche giorno sembra un giorno infinito, uno di quelli che non finiscono e che quando finiscono, sul letto appena distesa dici: o Signuri, ti ringraziu. Sembra proprio così. Ecco un giorno di quelli. E poi, a guardare bene bene, ci sono i medici e gli infermieri e tutti quanti in ospedale e i carabinieri e i poliziotti e tutti quanti a controllo di cammino; poi ci sono i preti che fanno i preti nelle chiese di porte chiuse e le maestre che fanno le maestre nelle case di banchi vuoti. E poi ci sono le mamme, quelle di bambini di chiantu, e poi quelle di giovani di feste e poi, ancora, quelle di figli lontani a lavoro, e quelle di nipoti da asilo.E allora, Rosalia, ora che questa acchianata la facciamo insieme; ore che le pietre le calpestiamo con piedi di fede sotto un cielo che è tutto promessa di belle stagioni, ora tu fatti santa di processione e, dopo che fin sotto il tuo cielo te ne sarai stata, scinni. Vieni da noi che #restiamoacasa, ma presto presto, e fai così primavera di strade aperte e mani strette; di baci sinceri e abbracci fieri.Sia così – te lo chiedo – ora che questa acchianata la facciamo insieme, ora ad ogni pietra, per questo cielo guardando il mare. Amen.

Consuelo Maria Valenza

Foto di Lina Sblandi