A migrant woman hugs a baby wrapped with a thermal blanket as she arrives on an overcrowded dinghy on the Greek island of Lesbos after crossing a part of the Aegean Sea from the Turkish coast, September 30, 2015. A record number of at least 430,000 refugees and migrants have taken rickety boats across the Mediterranean to Europe this year, 309,000 via Greece, according to International Organization for Migration figures. REUTERS/Dimitris Michalakis

Quest’anno la Giornata Internazionale della Donna a Castelbuono vorremmo dedicarla a quelle Donne che non hanno e non hanno avuto spazio nella Storia. A partire dalle migliaia di donne, e i loro straziati bambini, che sull’isola di Lesbo stanno subendo inimmaginabili disumanità.

Avevamo intrapreso un percorso di ricerca sulle Artiste, notoriamente poco o per nulla considerate dai manuali di storia dell’arte, impegnandoci in una selezione delle Donne che avevano espresso i propri pensieri, sentimenti, desideri, attraverso le arti figurative. Avevamo “scoperto” decine di storie e di opere che meritano di essere non solo conosciute, ma anche portate alla stessa ribalta dei prototipi maschili. Un lavoro appassionato e appassionante che hanno svolto sei giovani Donne di Castelbuono (Martina e Martina, Giorgia, Eleonora, Andrea, Ludovica) che hanno composto delle schede biografiche che avremmo voluto esporre in una rassegna al Centro Sud.

Ma la cronaca incalza.

Così un virus ha modificato qualunque programma pubblico e sociale, sconsigliando le manifestazioni e annullando nei fatti la rassegna sulle Donne Artiste, rimandata a data da destinarsi.

Così, insieme alle sei giovani Donne, si è voluto comunque dedicare questo lavoro anche a quelle Donne che proprio in queste ore, nell’assordante silenzio di tutte le istituzioni nazionali ed internazionali, stanno subendo la terribile sottrazione della dignità umana solo perché “classificate profughe”. Donne, e uomini, a cui nessun diritto viene riconosciuto e neppure il dovere alla sopravvivenza, viste le condizioni di fame, freddo e malattia cui sono costretti sull’isola di Lesbo.

Nella canzone “Ultimo canto di Saffo” di Giacomo Leopardi l’infelicità diventa universale e radicata ab origine nell’essenza umana: quello che sta accadendo a Lesbo, l’isola dell’Egeo indissolubilmente legata alla memoria della poetessa Saffo, conferma quanto nel nostro Tempo sia drammaticamente radicata l’infelicità, al punto da non distinguere più ciò che è possibile infliggere ad un essere umano da ciò che non è permesso neppure immaginare.

Comune di Castelbuono e Centro Polis