“Il tetto massimo di 30 tonnellate per ettaro è un dato in linea con le nostre richieste e aspettative. Speriamo, adesso, che l’iter per una ridefinizione più equa delle produzioni di vino comune si possa chiudere prima possibile, portando a una stabilizzazione dei prezzi a favore dei produttori”. Lo ha dichiarato Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale (Palermo-Trapani) apprendendo la notizia dell’emendamento alla proposta di legge sulla semplificazione agricola, attualmente in discussione alla commissione Agricoltura di Montecitorio, che andrebbe a modificare il testo unico sul vino portando le rese per ettaro delle uve per la produzione di vini generici (ex vino da tavola) dalle attuali 50 a 30 tonnellate per tutto il territorio nazionale. Previste deroghe per i territori che producono di più fino a un massimo di 40 tonnellate per ettaro. Era stata proprio al Cia Sicilia Occidentale, dallo scorso mese di giugno, a sollevare la questione, denunciando un drastico calo dei pezzi dei vini comuni che con i 15-20 centesimi al litro non riuscivano nemmeno a ripagare i costi di produzione. Prezzi decisi dalle grandi giacenze registrate in alcune regioni, come Veneto ed Emilia Romagna, dove si sono registrate negli ultimi anni produzioni sopra la media.
Ai primi di luglio, a Petrosino, in provincia di Trapani, l’organizzazione era riuscita a riunire oltre 500 produttori per un confronto con la Regione e con alcuni deputati nazionali sullo stato di crisi, avviando il percorso che in queste settimane potrebbe portare a una nuova norma di vitale importanza per la sopravvivenza del settore. Il vino comune non ha un disciplinare rigoroso come Doc e Igt. E’ regolamentato dal Testo unico (legge 238/2016) che prevede ad esempio una resa massima di 500 quintali di uva per ettaro (tra i 350 e i 400 ettolitri di vino). In Sicilia, a seconda del tipo di coltivazione, intensiva o meno, la resa si aggira tra i 160 e i 200 quintali.
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