Al recente Convegno sulla Resilienza Aree Interne , che ha avuto luogo a Castelbuono il 13 gennaio 2020, si è registrata una grande partecipazione di rappresentanti di varie Istituzioni, professori universitari, Sindaci, oltre un folto pubblico. Importanti anche i contributi apportati .

Non è nostra intenzione riportare qui di seguito una sintesi degli interventi, che possono più facilmente essere riascoltati attraverso il sito dell’Associazione Castelbuono Scienza, a cui vanno i nostri apprezzamenti per avere organizzato l’Evento.

Vorremmo semplicemente provare ad immaginare che vi potrà essere un seguito , o meglio una ricaduta sul territorio , delle tante analisi, riflessioni, contributi , illustrati nel corso del Convegno.

In particolare , crediamo che meriti una particolare sottolineatura l’analisi fatta dal Prof. Fabrizio Barca, nonché ex Ministro per la Coesione Territoriale, nel provare a rompere certi schematismi culturali che tendono a differenziare  aree di arretratezza economica , sociale del Sud Italia , da quelle di altre regioni d’Italia. Vi sono aree interne in Sicilia, come ve ne sono nell’Appennino Tosco-Emiliano , con identiche problematiche, e con altrettante opportunità di essere valorizzate.  La marginalizzazione delle aree interne non è nella loro natura, ma nelle scelte fatte da altri . Se parliamo di aree marginali del Sud , rischiamo di isolarci. Occorre evitare , sottolinea il Prof. Barca , di affrontare le problematiche delle nostre aree interne , come distinte, particolari, diverse dalle problematiche di altre aree interne del Paese. Tutte hanno problemi somiglianti, e ciò dovrebbe facilitarci nella elaborazione di azioni, progetti, interventi , per avviare un processo virtuoso di sviluppo economico  sociale  di tali aree.

Avremmo il conforto di poterci raffrontare , evitare errori, trovare supporti amministrativi, nonché una sorta di incoraggiamento psicologico , a percorrere strade già sperimentate con successo da altre Istituzioni, Amministrazioni, Enti , Consorzi.

Occorre realizzare una rete capillare di contatti tra Sindaci, rappresentanti di associazioni, enti, della nostra Area Interna delle Madonie, con controparti di altre Aree interne, per poterci confrontare sulle nostre e sulle loro esperienze, acquisire conoscenze, indicazioni, ma anche incoraggiamenti a proseguire in una determinata direzione. Incoraggiamento anche a forzare le tante pastoie burocratiche, a sollecitare quei finanziamenti  per  dei progetti approvati da anni , come è il caso dei progetti della SNAI,  che aspettano da anni il relativo decreto di finanziamento.

Se la Regione Sicilia è matrigna, come è stato evidenziato nel corso del Convegno di Castelbuono, devono essere tutti i Sindaci facenti parte dell’Unione dei Comuni delle Madonie, e che hanno costituito una Commissione Unica di Committenza, a muoversi e sollecitare i finanziamenti dei progetti approvati. Lo faranno in specie, il prossimo 25 gennaio ,  tutti i 43 Sindaci della Provincia di Agrigento, sollecitati dalla Chiesa  ad una Marcia di protesta per le condizioni da Terzo Mondo in cui versano le strade ,  ma anche infrastrutture e ferrovie. Ospedali che rischiano di essere irraggiungibili in situazioni di pioggia, anche perché magari quelli più vicini sono stati chiusi , in relazione ad  un certo algoritmo ministeriale .  Nelle Madonie sono rimaste clamorose le iniziative di alcuni Sindaci, come quelli di Collesano e di Polizzi , per sollecitare la riparazione di alcune strade provinciali danneggiate da delle frane.

Poter contare su una rete viaria decente, agevola una mobilità accettabile come tempi e condizioni di sicurezza, ancor più in casi di emergenza , per raggiungere l’ospedale più vicino . Una rete viaria , che sia funzionale ad una dislocazione equilibrata e razionale nel territorio, delle strutture sanitarie, delle scuole , dei  servizi amministrativi , del tempo libero , contribuisce a creare reti , comunità, in cui tutti si sentono coinvolti, tutti hanno possibilità di interagire, proporre, collaborare, costruire insieme progetti, lanciare iniziative volte a rendere la comunità sempre più coesa e partecipe.

Occorre quindi rompere l’isolamento fisico e  psicologico dei tanti piccoli Comuni delle nostre Madonie. Organizzare iniziative, convegni, a rotazione nei vari Comuni, in modo da coinvolgere  gli amministratori locali, semplici cittadini, studenti, per  chiedere loro cosa si può fare nel loro territorio, o per prospettare loro cosa hanno fatto altri in condizioni ambientali più o meno simili.  

Coinvolgere ancor più gli Amministratori locali , attraverso le strutture associative esistenti , e o altre eventuali nove associazioni, perché diventino parte propulsiva nei confronti del loro territorio , superando magari forme e retaggi politici,  che li hanno a volte portati ad  agire individualmente.

Partecipazione e coinvolgimento di tutti i residenti delle Madonie, compresi anche coloro che si trovano fuori per motivi di studio e o di lavoro, chiedendo loro di farci partecipi delle loro esperienze professionali, sociali, culturali. Chiedere loro , come i luoghi dove essi si trovano, hanno affrontato ad esempio delle emergenze nei servizi, nella mobilità, nella sanità.

Il loro contributo sarà prezioso per noi, perché , ricordando ancora il Prof. Barca , la “marginalizzazione delle aree interne non è nella loro natura , ma nelle scelte fatte da altri”.

Ma vogliamo anche ricordare quanto raccomandava l’economista indiano Rajan, che non si possono prendere in considerazione nella società solo variabili economiche , ma anche il senso di comunità, la protezione sociale, la creazione di reti sociali .

Noi   vorremmo proprio contribuire a creare una nostra Area Interna Virtuosa , quella delle Madonie , che faccia riferimento a  principi di solidarietà , ma anche di consapevolezza.

Salvatore Ilardo