Cantar vorrei di quei monti, siti ed altopiani che la memoria d’uomo non ne conosce di uguali.
In Sicilia, nella parte Ponente,
salutando l’Occidente,
sorgono le Madonie,
antiche e fiere montagne
che, guardando il mare,
la bella isola alle spalle si lasciano degne.
Per il geografo siete una dorsale montuosa,
mentre per me una madre premurosa.
Il geologo vi vede come un carsico altopiano,
di cui lustro e pregio noi tutti cantiamo.
Per il poeta rappresentate le Musa ispiratrici,
a volte erme ma sempre grate ammaliatrici.
Per il Madonita arcigno e ruspante siete
come il titano Atlante,
il cui mito altisonante narra
che l’intero creato reggesse sulle sue possenti spalle.
Le popolazioni che crescete e nutrite sono forti, orgogliose e a voi unite,
e come un infante cerca il materno grembo, di voi non rinuncerebbero nemmeno ad un lembo.
Mai e poi mai vi potran lasciar deluse,
perché siete la sicura casa,
la fortezza naturale dalle grandi chiuse
e fino ad ora,
la più nobile dimora, che io ricordi a mia memoria.
Vi prendete cura dei vostri figli e li difendete con i vostri cigli.
Sclafani, Gangi, le Petralie ed Isnello,
mi ricordano quanta storia ed arte c’è sul vostro fardello.
Caltavuturo, Geraci e Collesano,
come a dei diletti figli voi tendete la mano.
Polizzi, Castelbuono, Scillato e Castellana,
racchiudono gran parte di questa Pedemontana.
Pollina, Gratteri e Cefalù,
che con il suo mare, le vostre pendici tinge di blu.


Dopo Il Vulcano siete la catena montuosa
più alta ed imperiosa,
dalle vette innevate, sempre lucente e gioiosa.
Tra Palermo e i Nebrodi è adagiata,
come una perla rara
che in un anello resta incastonata.
La Sicilia di monti è ricca e piena,
gli Iblei, gli Erei e i Peloritani,
la rendono ancor più viva e fiera.
L’ Etna imponente, sembra la madre di tutto il paesaggio vivente,
onori a questo gigante,
alla sua rigogliosa fauna e alla sua flora elegante.
Quest’ultime su di voi  a migliaia son cresciute
e non son di certo banali piccole e sparute.
Rigogliose e sorridenti nutrono l’uomo e i suoi armenti.
Dell’acqua siete rifugio,
la donate a tutti senza indugio.
Di sorgente, carsica e di fontana, scordar non posso quel vento di tramontana che insieme a lei, nelle calde e secche estati,
il mio animo ristorava.
Dalle vostre vette, alte e schiette,
riveder vorrei i mari,
di quella bella terra, che alla mia famiglia ha dato i natali.
Ma adesso son solo e invecchiato su questa loggia,
dove il mio corpo stanco alloggia
La tristezza mi cattura ma lo spirito mio viaggia,
la fantasia non indugia e a fantasticar mi incoraggia.
Innanzi a me, curvo e supino, per sentirmi a voi più vicino,
scruto la bellezza dell’ Appennino che
cattura il mio respiro.
La montagna è una compagna eccitante vera ed appagante,
talvolta è leggenda,
ma nel mio cor ancora alberga
il ricordo mai mutato di un vostro figlio affezionato,
animo devoto ma agonizzante
mie care Madonie, dimenticarvi non potrei mai,
nemmeno per un istante.

Antonello Di Carlo

Antonello Di Carlo, un siciliano che ha lasciato la Sicilia giovanissimo. Il suo cuore però è rimasto profondamente legato alla sua terra. Antonello Di Carlo nasce a Palermo il 26 maggio del 1974, trascorre la sua giovinezza in parte a Sclafani Bagni e a Montemaggiore Belsito. Figlio di una insegnante di lettere e di un ex dipendente postale, ha frequentato il Liceo Classico Gregorio Ugdulena a Termini Imerese dove si è diplomato. Dopo le scuole nel 2000 si trasferisce a Reggio Emilia e nel frattempo a Modena ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza e il biennio di specializzazione post-laurea presso la Scuola di Specializzazione in pratiche legali. Diventato un consulente aziendale, Antonello recentemente  ha scoperto una passione, quella per la poesia anche se da sempre è stato appassionato di storia e filosofia.