Con tipica passione giornalistica molti commentatori si sono ricordati che il 16 dicembre 1988 aveva avuto inizio l’Operazione Desert Fox, l’operazione militare svolta dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, giustificata come risposta all’inadempienza irachena riguardo alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell’interferenza con gli ispettori dell’UNSCOM (United Nations Special Commission), grazie alla volontà di Bill Clinton che sarebbe stato sottoposto al processo di impeachment il 19 dicembre, tre giorni dopo. OggiDonald Trump, anch’egli presidente degli Stati Uniti (sembra così impossibile che bisogna scriverlo per crederci), è sottoposto a procedura di impeachment dal 24 settembre scorso e, ma guarda un po’!, nella notte tra il 2 e il 3 gennaio, senza alcun avviso al Congresso, ha ordinato un raid missilistico uccidendo il generale Qassem Soleimani. Non contento dello scompiglio provocato, Trump continua a twittare proclami di questo tenore: “Se l’Iran dovesse attaccare qualunque persona o obiettivo americano gli Stati Uniti colpiranno subito anche in maniera sproporzionata”, “gli Stati Uniti hanno già individuato 52 siti iraniani che potranno essere attaccati molto rapidamente: 52 come il numero degli ostaggi americani presi dall’Iran molti anni fa nell’ambasciata Usa a Teheran”. Non siamo neanche ancora alla “legge del taglione”, alle “rappresaglie”: il presidente degli Stati Uniti preferisce la metodica del più brutale terrorismo.

E l’Italia? Se persino una “non-pacifista” come la Meloni redarguisce il suo compare senza cervello Salvini, invitandolo a non esultare (adesso è di moda il tifo da funerale), c’è da pensare che siamo davvero in pericolo, tanto più che l’altro compare senza cervello di nazionalità turca, Recep Tayyip Erdogan, per non essere da meno ha inviato soldati turchi a Tripoli, in Libia, per fornire aiuto militare al governo del premier Fayez al-Sarraj contro le truppe del generale Khalifa Haftar, che da mesi tenta di conquistare la capitale. Un perfetto cocktail muscolare, dove l’esibizione della forza cancella a colpi di missili e truppe inviate qualunque sforzo politico, diplomatico, umanitario.

Da piccoli ci raccontavano che il Mediterraneo era la culla della civiltà, oggi, per decoro, coerenza e coscienza, le maestre dovrebbero raccontare ai nostri figli che il Mare Nostrum è il principale scenario di conflitti al mondo, altro che civiltà. Una tragedia alla quale non è permesso rassegnarsi, proprio per il bene di quei figli ai quali dovremmo consegnare un mondo migliore del nostro.

Confidiamo, non senza qualche preoccupazione, nel rifiuto netto, chiaro e senza “ma” dei nostri governanti nazionali a prendere parte a qualsivoglia azione di guerra in Medioriente, e speriamo che dalla nostra isola, terra assai vicina e compromessa dalla vicinanza, arrivi forte un segnale di Pace e di aiuto alle popolazioni coinvolte: la Pace è l’unico orizzonte possibile se non si vuole soccombere alla violenza irrazionale e assassina di quell’uomo, ancora primitivo, che ha solo inventato strumenti di distruzione e di sangue più efficienti, più efficaci, più sofisticati, più “intelligenti”. La Pace è l’unico orizzonte possibile per chi avversa sovranismi, nazionalismi, populismi in nome di una sincera etica della solidarietà. La Pace è l’unico orizzonte possibile.

Democratici per Castelbuono