Il presepio di Gibilmanna

Il presepio che in questo Natale 2019 è stato posto sul lato sinistro dell’altare nel Santuario di Gibilmanna, è denso di significati umani e cristiani. E’ una composizione che richiama l’ambiente marino e collinare del territorio madonita.
A mare, sulla sinistra, uno scoglio rappresenta la durezza della realtà odierna che si acuisce spostando lo sguardo al centro e poi a destra ove sono collocate due distinte sculture lignee di Elmo Napoli: quella di destra propone all’osservatore la scena drammatica di una barca semi affondata, sulla quale una madre di colore porge il suo bimbo ai soccorritori appena in tempo per evitare il naufragio, mentre dalla barca emergono tante braccia sollevate da uomini in pericolo: immagine questa di speranza e solidarietà che accomuna sia i migranti che noi tutti.
Al centro, tra i flutti, una mano in un estremo inutile richiamo si inabissa nel mare Mediterraneo.


Queste scene hanno come sfondo le sagome delle colline madonite che in sequenza si sovrappongono innalzandosi in un armonico sfumare di tonalità di colori che dal basso in alto, al marrone della terra, seguono tonalità del verde delle campagne via via più chiare sino all’apice bianco innevato. Nel cielo azzurro è la cometa, in alto è posto il Bambinello, illuminato da luce intensa, che scende sulla terra nell’apoteosi sovrastante di un arcobaleno che contiene la scritta “Gloria nei cieli e pace sulla terra”.
Sulla barca, carica di sofferenti, idealmente sono anche le donne, gli uomini e i bambini delle Madonie che emigrano svuotando di fatto i centri urbani, un tempo popolosi ed in atto in via di definitivo abbandono.
Il presepio di Elmo Napoli testimonia anche i segni della speranza che sia fermato il fenomeno dell’emigrazione dalla Sicilia in generale e dalle Madonie in particolare: in territori ricchi di potenziale sviluppo e di benessere per la presenza di grandi risorse produttive, paesaggistiche, culturali, monumentali ed umane, purchè si intraprendano consistenti scelte politico-amministrative non più rinviabili.

Redazione

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