L’amore ripara non uccide, lettera di una donna ad un’altra donna

Morire per mano violenta è una tragedia nella tragedia, si, perchè già la morte è inaccettabile, ancor di più se avviene in modo violento. Si allunga la scia delle donne che muoiono perchè uccise dai loro compagni o aspiranti tali, che non accettano in un copione che si ripete in modo macabro la fine di una relazione o l’impossibilità di iniziarne una perchè i sentimenti non sono corrisposti, perchè c’è solo amicizia o semplice simpatia. L’ultimo caso è quello di Elisa Pomarelli, la ragazza di Piacenza, uccisa da Massimo Sebastiani, che sembra provasse una forte attrazione per la ragazza senza essere corrisposto. Il diniego di lei non aveva fermato la loro amicizia, è forse l’errore è stato proprio li, in un rapporto maturo ci si sa tirare indietro, ma quando la relazione è sbilanciata prima o poi ormai dobbiamo dire, qualcosa può accadere, come se fosse una variabile che può presentarsi in qualunque momento, se la mente è malata. Ma cosa scatta nella mente di chi uccide? Sembra che sia insopportabile l’idea di non potere fare parte della vita della persona a cui aspirano, la non accettazione del rifiuto, diventa una ferita narcisistica intollerabile, da qui si scatena l’inverosimile. L’oggetto del desiderio, non possiamo parlare certo d’amore diventa , nel momento in cui non è corrisposto, la fonte di un dolore narcisistico che può essere annulato nella mente del “malato” solo “eliminandolo” . In una relazione matura i rifiuti vengono gestiti e tollerati simbolicamente, in una mente malata, questo processo avviene in modo anormale. Continuano ad avvicendarsi psichiatri, psicologi nelle trasmissioni televisive per tenere alta l’attenzione sul tema che si stà diffondendo a macchia d’olio in maniera trasversale, non guardando ne classi sociali, ne culturali, l’uomo che uccide non ha ne razza, ne classe sociale, è un uomo che regredisce ad un istinto primordiale che non è degno dei passi da gigante che ha fatto come genere umano. Non c’è dubbio che al di là del raptus del momento che scatena la violenza, abbiamo difronte persone con disturbi di personalità, in alcuni casi manifesti, in altri latenti, ci sono dei segnali che troppo spesso vengono sottovalutati , l’attenzione alla prevenzione deve essere orientata a questo, a saper riconoscere i “segnali deboli delle relazioni” di qualunque genere esse siano. Si parla spesso di educazione ai sentimenti, educazione alle emozioni, in realtà si fa troppo poco, non bastano saltuari progetti scolastici, serve continuità educativa, esempio, buone pratiche. Occorrono spazi di ascolto per le famiglie, spazi di ascolto per le coppie in crisi, la figura dello psicologo dovrebbe essere presente nelle strutture ospedaliere, nei consultori, nelle scuole in maniera più capillare e con ascolto gratuito per l’utenza. Abbiamo tutti bisogno di essere più ascoltati, di avere una figura competente che sappia offrire consigli, suggerimenti, che medi. Invece cerchiamo tutti uno sfogo spesso sui social, dove riversiamo le nostre paure, confidenze, o al contrario nascondiamo la nostra vera identità indossando maschere di vite perfette che nascondono invece tante fragilità. Siamo tutti fragili e tremendamente soli, la solitudine può farci avvicinare al lupo travestito da amico, attenzione donne, attenzione ragazze. Tutto quello che abbiamo detto può essere detto anche verso le donne, il cattivo non è solo l’uomo, ma i casi di femminicidio sono molto di più ed il fenomeno è sempre più inquietante. Allontanate in tempo le persone definite tossiche, quelle insomma con cui litigate spesso e troppo, quelle che non danno spazi di libertà o che nutrono sentimenti ambigui. Donna, non dare mai una seconda opportunità potrebbe essere troppo tardi, ricordati che non è normale né uno schiaffo fuori luogo, ne una parolaccia. Nessuno ha il diritto di offenderti, nessuno ricordatelo, te lo dice una donna che ha imparato a correre con i lupi, come scriveva la scrittrice Pinkola Estes, l’amore ripara non uccide, guardati dentro , sii libera di amare senza catene.

Sabrina Miriana

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