1949, quando(anche) l’Unità raccontava del Ballo della Cordella

Domenica prossima come vuole la tradizione,la domenica successiva il ferragosto, si rievocherà l’antico corteo nuziale e il Ballo Pantomima a Petralia Sottana. Dal nostro archivio abbiamo rispolverato questo articolo(nella foto) dell’Unità del 1949 in cui si racconta di questo evento.

Il caratteristico Corteo Nuziale e il tradizionale Ballo della Cordella costituiscono una forma di spettacolo nel suggestivo scenario naturale di Petralia Sottana che sono ormai acquisiti alla storia, al folklore, alle tradizioni antichissime delle genti di Sicilia.

Il merito di aver rivalutato con pazienza, meticoloso lavoro di ricerca, i canti e il rituale del Ballo, va al Cav. Francesco Tropea, che ha dedicato tutta la sua vita alla raccolta ed alla cesellatura di tutte le notizie storiche sul folklore madonita.

Anticamente, tra i contadini, la gran parte dei  matrimoni si celebravano dopo il raccolto, quando c’era più disponibilità per affrontare meglio i bisogni della nascente famiglia.

Il Corteo Nuziale, nella sua caratteristica rappresentazione a cavallo, rievoca i tempi in cui era malagevole percorrere i viottoli di campagna e rappresenta la partenza della sposa dalla casa paterna per andare nella sua nuova dimora.

La sposa indossa un preziosissimo abito di colore grigio argento, con ricami e merletti del settecento ed è avvolta in un manto color bianco avorio. Porta in mano “conocchia e Rosario”, simboli della operosità e della fede coniugale. Lo sposo indossa un magnifico vestito di velluto con giubotto, azzurri ed il caratteristico “berretto ricamato, con fiocco di seta”.

Sull’aia dove è appena finito il raccolto dell’anno si svolge il Ballo della Cordella, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

Questo Ballo, la cui remota origine è da ricercare nelle danze primitive, nei balli campestri eseguiti come spontaneo bisogno dell’animo intorno agli ombrosi alberi delle selve per onorare le divinità dei boschi o per celebrare con riti propiziatori e di ringraziamento altre divinità nelle feste stagionali, ebbe nel passato anche l’attributo di pantomima proprio a quasi tutte le più antiche manifestazioni del genere. Presso tutti i popoli troviamo il mimo e la pantomima, parte integrante o addirittura essenziale della danza, specialmente quando questa doveva rappresentare scene della vita, non vedendosi nel ballo, un pretesto per muoversi secondo un dato ritmo o per assumere una data posa ma piuttosto l’espressione dei sentimenti e di simboli i quali non potevano essere intellegibili che con l’aiuto dei gesti.

 Una volta anche nel Ballo della Cordella, ad un cenno del capo gruppo (“U Capurali” o Bastoniere) tutti i ballerini, o almeno alcuni di essi, dovevano esibirsi in quelle rappresentazioni mimiche, che ripudiata la danza esclusivamente fatta di movimenti ritmici, riuscirono a portare, per l’eccellenza dei mimi, la pantomima ad un alto grado di perfezione. Ricorda, qualcuno degli anziani di Petralia Sottana, che, in tempi non molto lontani, durante il ballo, con il preciso linguaggio dei gesti e degli atteggiamenti, con le “figure”, perfettamente eseguite e perciò chiare ai presenti, si rievocavano, non solo le quattro stagioni con i rispettivi lavori agricoli, ma anche i dodici mesi dell’anno con le particolari fatiche affrontate dal contadino per ognuno di essi.

In realtà, attraverso quelle Cordelle che partono dal fascio di spighe mature in cima alla pertica, per finire nelle mani dei ballerini, si suole simboleggiare il fremere, il fluire gagliardo della vita, sostanziata dal pane, indispensabile e gradita fonte di forza e benessere, di speranza e gioia, offerta dai Divini Voleri all’umanità, ma che assillanti ansie e sudate fatiche ad essa costa .

Nella tradizione, il Ballo si ricollega agli antichi riti pagani di ringraziamento.

-Il ricordo del mito di Cerere  è presente col trofeo di spighe in cima alla pertica. Oggi il Ballo è un inno di ringraziamento alla Natura ed alla Provvidenza per il buon raccolto del grano, ma rimane evidentemente una festa pagana che rinnova il trionfo della vita e dell’amore fecondo -.

Non c’è dubbio che con il passare dei secoli e l’affermarsi del Cristianesimo il popolo, ringraziando per l’annata felice, abbia sostituito a Cerere dea pagana, la Madonna dell’Alto patrona di Petralia Sottana, che dall’alto del monte che porta il Suo Nome, protegge i campi e le valli circostanti. Prima dell’inizio del Ballo, in tono di preghiera, tutti i ballerini e il più anziano del gruppo, il “Pater Familias”, recitano una preghiera di ringraziamento a Gesù, perché con la Madre, ha propiziato l’abbondante raccolta delle spighe, ricche di molti granelli particolarmente grossi e spessi, indizio sicuro di abbondanza, di ottima resa sotto la macina del mulino e quindi di fragrante pane.

In  pieno  raccoglimento  i  ballerini  ripetono  il ringraziamento alla Madonna dell’Alto e l’evviva a Gesù.

Il Ballo della Cordella ha le sue invocazioni in rime nella sua espressione danzata una viva e significativa rappresentazione : dodici coppie disposte in cerchio sull’aia, reggono con una mano le estremità di ventiquattro nastri (curdeddi) di diverso colore, pendenti dalla pertica, e le intrecciano nel ritmo delle varie figurazioni in forma di tessuto, sino a costituire una rete, per poi facendo il ballo in senso inverso, discioglierla.

Le quattro    figurazioni,  celebrano insieme col lavoro dei campi, anche il pane che ne deriva : la semina (li simenti), la germinazione (lu lavuri), il raccolto (lu munti), il pane.

Le dodici coppie rappresentano i dodici mesi dell’anno o le costellazioni che ruotano attorno al sole, autore della fecondità agreste e della vita.

La danza è omaggio augurale ai giovani sposi affinchè la loro unione sia feconda di prole, benessere e gioia.

Redazione

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