Muoiono a distanza di un solo giorno di differenza il 17 luglio Andrea Camilleri, il 18 luglio Luciano De Crescenzo.
Muoiono due uomini, due menti poliedriche, che hanno impreziosito il nostro tempo con le loro brillanti riflessioni, dialoghi, interviste, libri, film.
Due uomini del Sud che il destino capriccioso, decide di far morire in tempi cosi vicini.
Di Camilleri ne abbiamo già parlato a lungo in un precedente articolo a lui dedicato, oggi ci fermiamo un po’ su quest’uomo dalla barba bianca, il “socratico” moderno conosciuto da molti, apprezzato da tanti, Luciano de Crescenzo, napoletano deciso, che ha fatto della sua vita un buon lavoro, scegliendo nel bel mezzo della sua vita cosa fare ed essere, un ingegnere- scrittore, che lascia il posto di lavoro “sicuro”un po’ da pazzo, per dedicarsi alla sua grande passione scrivere, dialogare, sorprendere, capace di calamitare l’attenzione del pubblico, raccontando aneddoti, storie, vicende personali, talmente personali che sembra alcune parlino anche di noi.
Tra i tanti libri da lui scritti, merita particolare attenzione i Dialoghi di Bellavista, nella prefazione racconta le sue umili origini, l’amore per i suoi genitori e quasi a testamento immagina, cosa sarebbe un giorno accaduto nel trapasso nell’altra vita, l’incontro di abbracci con la sua famiglia ed i genitori a cui avrebbe raccontato la sua “nuova”vita da scrittore, non da ingegnere come la madre avrebbe voluto continuasse ad essere e viceversa lui avrebbe chiesto tante cose sull’altro mondo consapevole che li, il tempo non è esiguo come in questa terra, ma eterno.
Quello dell’uso del tempo è un tema che riecheggia negli scritti di De Crescenzo, la caducità, ma nello stesso tempo la ricerca dell’immortalità attraverso l’arte in qualunque forma essa si esprima, pittura, scultura, musica, scrittura, l’arte rende immortale ogni cosa.
Tra le tante cose che ci ha lasciato vogliamo ricordare un pensiero sull’importanza del dubbio: “Il punto interrogativo è il simbolo del bene, quello esclamativo quello del male. Quando lungo la strada vi imbattete nei sacerdoti del dubbio, allora andate sicuro che sono brave persone, tolleranti, disponibili e democratiche. Quando incontrate i punti esclamativi, i paladini delle grandi certezze, mettetevi paura, perchè la fede eccessiva in qualcosa si trasforma in violenza” . “Solo gli imbecilli non hanno dubbi”l dubbio bussa alla tua porta, e chiede di essere ascoltata”.
In questo tempo dove molti credono fin troppo nell’autoreferenzialità, nell’egoismo, nell’autoproclamazione del proprio essere, dovremmo imparare a dubitare un’attimo di più, su di noi , i nostri talenti, le nostre false certezze, che ruotano su macchine che non hanno guidatori attenti e vigili.
Dubitare un po’ di più, non significa essere fragili, significa piuttosto cercare di ragionare sul proprio operato con maggiore responsabilità e senso del dovere, lealtà, ma di che parliamo in fondo? Socrate docet, la filosofia greca, la stiamo dimenticando, qualcuno forse ricorda Parmenide?Chi era Pericle? La filosofia dovrebbe tornare sui banchi di scuola, insegnata diversamente probabilmente, forse un po’ in maniera giocosa, come De Crescenzo ha tentato di fare, di sicuro se usata intelligentemente potrebbe aprire ancora nuove ed importanti strade nella mente duttile dei nostri giovani, fragili, insicuri, superbi alcune volte, e tutti noi che ci perdiamo spesso in sciocchezze quotidiane, senza comprendere che anche dinnanzi ad un problema che genera paura, se lo misurassimo realmente per quello che è diceva De Crescenzo ci apparirebbe poca cosa! Perchè ad ogni problema, c’è una possibile soluzione!, grazie maestro…..