In vista del Comitato di Sorveglianza del PO FSE Sicilia 2007/2013 e 2014/2020, che si riunirà a Palermo il 24 e 25 giugno prossimi, in una nota dell’A.R.E.F. (Associazione Regionale degli Enti di Formazione Professionale operanti in Sicilia), a firma del presidente Luciano Luciani, è stato trasmesso, a tutte le autorità nazionali e regionali competenti, un invito ad intervenire urgentemente, affinché siano rimosse tutte le norme che penalizzano sia il personale che gli enti gestori dei corsi di formazione professionale.

«Dal 2012 in poi – riporta la nota – solo in Sicilia sono state emanate disposizioni che hanno finito per travolgere le normali regole vigenti in materia che, nell’Unione Europea, dovrebbero garantire sostanziale parità di diritti e trattamento uguali per tutti. Solo in Sicilia sono state modificate le fasce professionali (denominate A, B e C), penalizzando l’utilizzo del personale esterno, professionalmente qualificato, utilizzabile solo a seguito del reclutamento del personale iscritto all’Albo del personale dipendente degli enti gestori dei corsi di formazione professionale tenuto dalla Regione Siciliana, andato deserto. Per il personale esterno sono stati introdotti vincolanti calcoli connessi all’anzianità didattica (giorni, mesi ed anni di effettiva attività svolta). Tutto questo non fa che impedire il raggiungimento della fascia A a gran parte di tale personale, reclutato per assicurare specifiche e qualificate docenze e determina la seguente doppia penalizzazione a carico degli Enti: 1) il mancato ottenimento del punteggio ottenibile con la fascia A; 2) la successiva decurtazione, a titolo sanzionatorio, all’atto della revisione contabile-amministrativa».

«Con i Vademecum 2007-2013 e 2014-2020 – prosegue la nota – sono state emanate disposizioni relative al personale amministrativo e formatore, peraltro di equivoca o incerta applicazione, che infliggono pesanti ed inique decurtazioni a titolo sanzionatorio, che vanno da 4 a 8 volte il costo dello stesso personale. Le altre regioni, a seguito di una cristallina procedura, in coerenza delle disposizioni nazionali ed europee, si limitano a ridurre tutto o parte del costo effettivo del lavoro, quando viene accertata, attraverso un articolato e partecipato procedimento amministrativo, la violazione di norme europee e nazionali. Il Vademecum 2014-2020, approvato durante il Governo Crocetta, riconfermava norme inique e difformi da quelle nazionali ed europee, che si rilevano già nel Vademecum 2007/2013. Il recente DDG n.1196 del 10 aprile scorso approvato dall’Autorità di Gestione del Programma Operativo del Fondo Sociale Europeo – FSE Sicilia 2020, fa proprie le norme approvate dal precedente Governo il 27 giugno 2017, e si pone in continuità con le stesse, anzi in taluni punti “blinda” o peggiora quanto contenuto, man mano modificato o aggiunto, nel precedente Vademecum 2007-2013, e ciò anche relativamente a vincoli e decurtazioni sanzionatorie.

Infine, le revisioni contabili amministrative restano inevase per anni, determinando ritardi nelle erogazioni, contenziosi civili e crisi del sistema».

«Conseguentemente – conclude la nota dell’A.R.E.F. – si rende necessario intervenire al più presto per porre fine a tale situazione non più sostenibile, rimuovendo e penalizzando coloro che si sono resi responsabili di tale stato di cose considerato che, nel corso degli ultimi anni, tale situazione ha portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro oltre che al fallimento di parecchi enti di formazione professionale operanti in Sicilia».