Il genio eclettico di Agatino Daidone

Agatino Daidone da Calascibetta fu un eclettico personaggio che visse a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo. La sua personalità geniale e versatile lo portò a distinguersi in diversi campi della cultura. Fu matematico, fisico, astronomo, pittore-restauratore, scenografo, cartografo e Regio Architetto. Nacque a Calascibetta “Urbs Victoriosa et Fidelissima”, nel cuore della Sicilia centrale, il 5 febbraio del 1662 da Antonio e da Barbara Callarami, al battesimo gli furono imposti i nomi di Agatino, Pietro. Egli fu anche un profondo studioso di Ottica e realizzò a scopo dimostrativo e didattico, un modello dell’occhio umano nel quale era possibile evidenziare l’origine dei principali difetti visivi, che fece molto scalpore in Sicilia e all’estero. Nel campo dell’idrostatica realizzò una bilancia di elevatissima precisione che chiamò, “idrolibra” che permetteva di riconoscere in una massa di oro in lega, delle dimensioni non superiore a quelle di un doblone, la presenza di un altro metallo sino a un minimo di quattro parti su cento. Condensò i risultati di tale ricerca nella sua opera dal titolo “Archimede Reintegrato”, edita a Palermo nella regia Stamperia d’Antonio Epiro, nel 1720. In quel torno di tempo, l’idrolibra del Daidone fece il giro delle Corti europee destando in ogni luogo notevole interesse e stupore, dando al suo inventore una fama a livello internazionale. Nel campo della cartografia regionale attorno agli anni 1712-1718, disegnò e pubblicò la seconda carta topografica dell’isola di Sicilia, apportando notevoli miglioramenti a quella edita da Sipione Basta nel 1702. La carta di Daidone ebbe un grandissimo successo tanto da essere stata stampata più volte nel corso del XVIII secolo. Agatino Daidone, fu l’architetto regio, responsabile dei lavori pubblici realizzati in Sicilia a quel tempo e la sua opera più importante è, senza dubbio, il ponte sul fiume San Leonardo. E’ noto, inoltre, per aver portato avanti i lavori della villa del principe Gravina di Palagonia (comunemente nota come la “villa dei mostri” nella borgata della Bagaria, oggi divenuta la cittadina di Bagheria in provincia di Palermo) già iniziati dal progettista, Tommaso Maria Napoli, Agatino si spense a Palermo il 10 gennaio del 1724, compianto da tutti e l’orazione funebre fu composta e recitata il 4 giugno dello stesso anno, dall’erudito Gaetano Giardina (1693-1731).

Articolo pubblicato in origine, venerdì 17 giugno 2011

Giuseppe Longo

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