Come in molte cose, l’uomo finisce per esagerare nel suo uso e stravolgerne il valore . Si può morire per eccesso di protagonismo? Si può morire perchè la voglia di apparire ed essere presente ovunque ed in ogni tempo supera il buon senso? Nessuno riesce a darsi pace alla notizia del giovane caduto e morto mentre si faceva un selfie, eppure tutti, dopo, forse solo un nano secondo di riflessione sull’accaduto, finiamo per rifare gli stessi identici errori.
Guidiamo con quel maledetto ageggio del cellulare , sempre acceso e con watts up aperto per ogni fesseria che ci viene comunicata, che sia una foto, una notizia, nessuno riesce a farne a meno e viviamo in quella che è stata definita la società connessa in rete, sconnessa aggiungo nella vita reale e relazionale.
Tutti indistintamente stiamo pagando le conseguenze di questa follia collettiva, che ci porta a non sapere calibrare le emozioni, a non riconoscere più ciò che è giusto e ciò che non lo è, neanche in un luogo sacro come una chiesa sappiamo zittire quel maledetto telefono, per non parlare nel corso di conferenze, dibattiti, concerti. Qualcuno deve ricordarci sempre , che sarebbe conveniente spegnere il cellulare.
Come spieghiamo tutto ciò? Abbiamo mille risposte e poche soluzioni reali, perchè non ce ne siamo resi conto, ma siamo dei malati dipendenti dalla nostra stessa immagine e stiamo creando nuovi malati, i bimbi che non sanno più giocare, e per tenerli “zitti”, “buoni” piccolissimi mettiamo loro in mano l’inferno.
Cos’altro deve accadere perchè possiamo renderci conto della strada sbagliata che stiamo percorrendo? Senza cervello siamo, ma paradossalmente connessi, la rete ha dato voce agli imbecilli, strumento di grande democrazia, osservatorio sociale sul quale si potrebbero scrivere interi manuali sul comportamento del presunto uomo moderno, capace di fare biglietti per il polo nord, incapace di comunicare con la moglie, vestito/a di tante identità, pronto a seguire istinti primitivi come quello di uccidere per gelosia o impazienza.
Servono nuove regole, chi li deve dare? Cominciamo da noi stessi, da un’autodisciplina su alcuni comportamenti, se li osserviamo con una lente di giudizio esterna, in molti casi sono davvero ridicoli.
La foto è uno strumento straordinario che ci permette di immortalare luoghi, persone, momenti preziosi, se ogni cosa diventa occasione per fare click perde il suo valore, diventa banale si svuota del senso per il quale era nato.
Su’ uomini riprendiamo un po’ il cervello, che come Aastolfo abbiamo perso, non sulla luna, ma dentro la tecnologia usata male.
Ragazzo, nessuno ti porterà in vita, ancora una volta non resta che un monito, speriamo di non perdere qualcuno per comportamenti che si sarebbero potuti evitare.