Il Cofiol traccia il bilancio sullo stato di salute della filiera olivicola siciliana

Si è conclusa la dodicesima edizione de L’Isola del Tesolio, la giornata di studi e tasting dedicata alla Sicilia e al suo olio extra vergine d’oliva, organizzata e promossa dal Co.Fi.Ol, il Consorzio della filiera olivicola presieduto da Alessandro Chiarelli.

Il dibattito, che si è tenuto a Mazara del Vallo presso il giardino di Costanza Resort, si è concentrato sul valore dell’olio extra vergine di oliva a marchio IGP Sicilia nella dieta mediterranea, ma è stata soprattutto l’occasione per tirare una linea di bilancio sullo stato di salute del comparto olivicolo siciliano.

“Grazie all’attività del Consorzio – afferma Alessandro Chiarelli, Presidente del CO.FI.OL – riusciamo a dar voce e a promuovere  gli olivicoltori  e i  frantoiani  siciliani. La speranza è quella di costruire tutti insieme un comparto che possa puntare sull’innovazione con uno scatto d’orgoglio sulle modalità produttive. Nell’olivicoltura siciliana è fondamentale guardare a nuovi tipi di coltivazione dell’olivo: al semi intensivo e all’intensivo. In questo modo potremmo passare dalle attuali circa 200 piante per ettaro, che abbiamo con il metodo tradizionale, a 500 piante per ettaro con il metodo semi intensivo e a oltre 1.200 piante con il metodo intensivo. L’unico modo per essere competitivi sui mercati è riuscire a produrre un buon olio di qualità che abbia prezzi contenuti e possa essere consumato in sicurezza tutti i giorni, questo possiamo riuscire a farlo solo abbassando il costo relativo alla raccolta e alla potatura e quindi con un ammodernamento degli impianti. Il nostro obiettivo è quello di creare un modello vincente di filiera olivicola che possa aumentare la capacità produttiva dei singoli olivicoltori, per poter immettere sul mercato un prodotto competitivo dal punto di vista qualitativo e quantitativo”.

Particolarmente accorato l’intervento di Paolo Inglese, docente in Scienze agrarie, alimentari e forestali all’Università di Palermo: “Uno dei problemi maggiori – ha aff – è la mancanza di ammodernamento degli impianti negli ultimi 50 anni, questo fa si che i costi di raccolta e potatura pesino sul costo di produzione totale fino al 70-80 per cento. Numeri che non ci consentono di essere competitivi sui mercati globali se consideriamo che fuori dalla comunità europea i costi di manodopera sono estremamente più bassi. Inoltre, sono inutili a mio avviso nove Consorzi di ricerca in Sicilia, ne basterebbero due o tre. Basta guardare ad esempi virtuosi come quello dell’Alto Adige che ha due grandi centri di ricerca ma di valenza mondiale. La nostra Regione deve dare una seria linea di governo di sviluppo dell’olivicoltura in Sicilia, cosa che fino ad ora non c’è stata.”

Manfredi Barbera, fondatore e ideatore del consorzio filiera olivicola Co.Fi.ol e presidente dell’ente per 10 anni, terza generazione di una famiglia di imprenditori del settore olivicolo, ha affermato che “Bisogna realizzare prodotti di alta qualità con basso impatto ambientale e con la giusta retribuzione per gli agricoltori. L’estensione media di ogni azienda in Sicilia è di un ettaro e mezzo, dimensioni molto piccole che ci fanno comprendere quanto sia importante aggregarsi, stare insieme per fare progetti da portare sul mercato.”

La dodicesima edizione di Isola del Tesolio  si è chiusa con la consegna dei premi “Oliva d’oro – selezione speciale Barbera”, iniziativa con cui ogni anno vengono premiate le personalità che si sono distinte nei diversi ambiti nella promozione e nella diffusione della cultura dell’olio extravergine siciliano.

La Sicilia dell’olio e delle olive ha grandissima potenzialità. A parlare chiaro sono i numeri. Nell’Isola esistono circa 150 diverse varietà di olive e la regione è il terzo produttore nazionale dopo Puglia e Calabria.

Nella Regione Sicilia ci sono 619 Frantoi Oleari (*dati fonte Agea), Oleifici attivi, distribuiti in tutte le 9 province siciliane: Provincia di Palermo (124 frantoi), Agrigento (91), Messina (84), Catania (67), Enna (44), Siracusa (36), Ragusa (33), Trapani( 97) e Caltanissetta (43 frantoi). Sei le DOP presenti nell’area olivicola siciliana, rispettivamente nelle province di: Trapani con due Oli DOP (Valli Trapanesi, Valle del Belice), Palermo (Val di Mazara), Messina (Valdemone), Catania (Monte Etna), Ragusa (Monti Iblei).

“Quella di quest’anno non sarà un’annata ricca ma qualitativamente sarà ottima. L’oliva, a causa del gran caldo di questa estate, sta già entrando in maturazione e la raccolta sarà anticipata a fine settembre”. A dirlo a margine del convegno è Alessandro Chiarelli.

Il prezzo dell’oliva della prossima campagna di raccolta non è stato ancora fissato, ma il prezzo medio di un litro d’olio extravergine all’ingrosso andrà dai  4 ai 7 euro.

 

redazione

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