Ho incontrato nel suo splendido centro di fotografia internazionale Letizia Battaglia, mi ha chiesto quale fosse per me il cuore di Palermo, io ho risposto in maniera perentoria che il cuore di Palermo è l’insieme dei suoi vicoli che si intrecciano, si baciano, si lasciano, si incontrono con mille volti, mille storie, mille segreti. È li che pulsa la Palermo che molti non conoscono se non per racconti e aneddoti che spesso non corrispondono a verità.
Palermo è bellissima, ma anche tremendamente povera al di là dei giochi sfavillanti dei giochi d’artificio che l’amministrazione comunale appiccica ovunque per appannare una verità molto amara e scomoda, la povertà.
Certamente una sparuta classe di intellettuali continua a studiare e a scrivere di una Palermo felicissima, ma Palermo chi la conosce bene, sa che non è affatto felicissima, una classe di professionisti preparati opera nel silenzio senza tanti clamori permettendo ancora di respirare profumo di zagara, limone e gelsomino che fa ben sperare che la cultura non sia morta e che il fermento culturale è sempre attivo.
In cinque punti non lontani tra loro, nel cuore di Ballarò, quasi fossero idealmente le punte di una stella, cinque artisti si sono letteralmente arrampicati sui palazzi per colorarne le facciate con diverse immagini, ognuna altamente simbolica.
Gli artisti sono Igor Palminteri, Alessandro Bazan, Fulvio di Piazza, Angelo Crazyore, Andrea Buglisi.
Gli abitanti al di là di una iniziale diffidenza hanno partecipato ai momenti di lavoro degli artisti offrendo una presenza curiosa, ma anche attenta al dispiegarsi come ventaglio delle opere, doni al quartiere, fiori nel cemento.
Ballarò si è vestita di nuovi colori, tra tutti i lavori molto particolare è il colibri di Andrea Buglisi, che idealmente tenta di alzare via un sasso, il sasso dell’indifferenza, della non cultura, del pressappochismo. Il colibri è il simbolo del dio sole per le culture americane, ha una forza incredibile, i suoi colori sono un segno di speranza per una realtà sociale che ha tanto bisogno di essere ascoltata ed aiutata.
Servono azioni importanti di intervento nel territorio, i tecnici del settore devono scendere nuovamente in campo e costruire alleanze sinergiche per la crescita del territorio, a questi artisti diciamo un sentito grazie per il loro lavoro , alla Fondazione Elenk’Art di Francesco Galvagno e a Tommaso Piazza per avere donato i colori.
L’arte nel territorio può e sa essere potentissima, un veicolo straordinario di energie positive, là dove a stento trovi un giardino, un colibrì invita i nuovi giovani a portare via il masso dell’indifferenza e a lottare per una vita più a misura di uomo, il fiore del deserto ci fa pensare.