“Ammucca Fissa ca ‘u sceccu passa” il nuovo lavoro del Gruppo Teatro Incontro

Il Gruppo Teatro Incontro di Castelbuono, per festeggiare il suo 44° compleanno presenta la commedia brillante in tre atti di Pino Giambrone “Ammucca Fissa ca ‘u sceccu passa”. La rappresentazion, con il patrocinio del Comune di Castelbuono, avverrà nello stupendo chiostro di San Francesco, nei giorni 1 e 3 giugno alle ore 21,30.
Il Gruppo nasce nel 1974 e si cimenta con la difficile arte del palcoscenico iniziando dall’avanguardia per approdare poi, passando per il teatro classico e il cabaret, al teatro comico siciliano, scelta questa dovuta anche alle caratteristiche degli attori che compongono il Gruppo.
Il repertorio delle rappresentazioni è ampio e per citare alcuni titoli abbiamo: Il Figliol Prodigo 2000. Addio Giovinezza, Cabaret, L’eredità dello zio buon’anima, San giuvanni decullatu, Gatta ci cova, L’Aria del Continente, fino alle ultime Cincu fimmini e un tarì, Assu di coppi e tri di vastuni, AAA Cercasi, Ammucca Fissa ca ‘u sceccu passa. Il Gruppo ha un traguardo ambizios, quello di festeggiare le nozze d’oro con il teatro.
Sinossi della Commedia.
A volte la vita trasforma un ambiente in un ‘teatrino delle maschere’. Ognuno vi recita la propria commedia come sa e come ha imparato dalle vicissitudini della vita, vestendo i panni di un personaggio essenziale al funzionamento dello spettacolo. I sentimenti, quelli veri, vengono soffocati sotto il cerone dell’apparire e dell’istinto, che prorompe spesso in tutta la sua ingombrante goffaggine. Ai limiti del paradosso, si svolge la vicenda umana di Don Fifì, umile commerciante di ‘robbe americane’ nell’immediato dopoguerra di un paesino siciliano. La sua casa, suo malgrado, diventa appunto, un teatro, dove tutti gli altri attori della commedia si danno appuntamento per recitare, sprazzi più o meno autentici della propria esistenza, ognuno con la sua personalità e i pregi e difetti che li contraddistinguono. Don Fifì e la moglie Claudina, sembrano reggere i fili di tante marionette in un crescendo di scene di spiccato sapore ridanciàno, che coinvolge lo spettatore fino a farne parte integrante dell’azione scenica.
La commedia è ambientata nel primo dopoguerra e i temi classici come: l’eredità, l’amore ostacolato o guidato da interessi, la credenza nelle fatture magiche, la maldicenza, l’inganno, la dabbenaggine ci sono tutti e concorrono a dipingere una Sicilia che, nonostante il progresso tecnologico, ancora oggi stenta a scrollarsi di dosso.
Dopotutto la Sicilia ha dato i natali alla Commedia con Epicarmo e Formide durante la presenza greca nell’isola per cui, è nel nostro DNA l’aspetto di un carattere dalle marcate connotazioni teatrali e proteso sempre tra il comico e il tragico in un gioco continuo di ruoli che si sviluppa sotto la maschera asfissiante dell’apparire.
Da questo gioco massacrante di ruoli ci si può salvare rimanendo se stessi, nella propria dignità, correttezza morale e autenticità di sentimenti. Il nostro Don Fifì in merito ha qualcosa da dire: “Don Jacopo chi ci pari ca ccà avi un pupu ca movi li fila e ci fa diri di sì? Si ricurdassi che ogunu di nuatri avi ‘na dignità e vossia sulu pirchì avi quattru sordi si pò accattari ‘la dignita di un omu! Ja, nelle avversità haju cadutu sempri addritta! Si ricurdassi ca la fami fa abbajari li cani! Ja nun haju mai abbajatu, m’haju tinutu tuttu dintra lu ma cori, ma haju caminatu sempri a testa avita.”

Aldo Mazzola

redazione

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