E’ stata inaugurata la “mostra svestita” dell’artista americano Spencer Tunick “Nudes” un’antologica, forse la più importante realizzata dal grande fotografo di fama mondiale, noto al grande pubblico per la sua azione di denuncia sociale.
La mostra inaugurata giorno tredici presso lo spazio Zac dei Cantieri Culturali della Zisa si concludera giorno due giugno.
Scene di nudo di massa, immagini che lasciano uno strano senso di inquietitudine, in alcune foto se li guardi da lontano, quei corpi sembrano perdere sembianze umane e sembrano una massa di gamberetti rosa, ognuno può vederci ciò che vuole.
Le foto non lasciano indifferente lo spettatore. In quei corpi dove non è ricercata la perfezione, ma solo l’essere corpo ed in quanto tale in tutte le sue forme, robusto, mingherlino , sfatto, ma sempre corpo nella sua visione materiale, non pensi se in quel corpo c’è una mente pensante, vedi carne, sculture umane viventi, come li chiama lo stesso artista.
Corpi senza veli, tutti uguali, senza maschere, indumenti accessori, tutte quelle cose che oggi ci danno un segnale indicativo della persona che abbiamo di fronte, sebbene gli stessi possono spesso indurci a commettere errori di primo impatto, un’abito elegante non nascondo necessariamente una mente elegante, viceversa un’abito dismesso non evoca necessariamente una cattiva persona.
Spencer usa il corpo come strumento di denuncia sociale, ed è incredibile come ad ogni suo richiamo di progetto si avvicinino a lui tantissimi volontari che scelgono di farsi fotografare nudi senza alcuna vergogna.
L’impatto visivo è molto forte, le foto ritraggono corpi in luoghi famosi e lasciano lo spettatore sospeso, pensi , non guardi ne al bello ne al brutto di quel corpo lo vedi e basta, qualunque sovrastruttura si abbatte e ti lascia addosso la voglia di capire meglio cosa l’artista voleva suggerirci provocandoci.