All’udienza di ieri (27 marzo), la dottoressa Claudia Camilleri giudice del tribunale di Termini Imerese, ha pronunciato sentenza di assoluzione nei confronti del secondo capo Alessandro Parisi, appartenente alla locale Guardia Costiera, difeso dagli avvocati del foro di Termini Imerese, Francesco Paolo Sanfilippo e Claudio Merlino.
Parisi era imputato, insieme al sottocapo Spada, del reato di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Il militare Spada invece è stato condannato alla pena di anni 1 e mesi 6 di reclusione ed all’interdizione dai pubblici uffici per l’intera durata della pena.
I fatti risalgono al 2010, quando presso la Capitaneria di Porto di Termini Imerese vengono presentate due denuncie di smarrimento di due patenti nautiche, risultate poi inesistenti nel corso del processo, alfinedi ottenere il rilascio di altrettanti duplicati provvisori . La firma di tali duplicati era stata apposta dal secondo capo Parisi il quale aveva sempre dichiarato di essere stato tratto in inganno dal collega Spada,addetto alle pratiche di patenti nautiche, che aveva compilato di suo pugno una parte del duplicato e gli aveva chiesto di apporre una firma.
Dal canto suo il militare Spada aveva negato tale circostanza e si è sempre difeso sostendo di non aver compilato alcun documento atteso che il giorno in questione non era in ufficio ma risultava imbarcato come risultava dal foglio di bordo della motovedetta.
Dichiarazioni queste, smentite dalle indagini difensive svolte dagli avvocati Sanfilippo e Merlino che hanno acquisito i brogliacci telefonici, delle chiamate in uscita effettuate dalla Capitaneria di Porto in cui viene sempre annotato il soggetto chiamante.
Da tali brogliacci è risultato che Spada in realtà si trovava in ufficio, tant’è che lo stesso aveva effettuato quel giorno quattro telefonate. Inoltre, i difensori hanno acquisito atti compilati e firmati da Spada, e li hanno adoperati come strumenti di comparazione per una perizia calligrafica affidata ad un loro consulente, il prof. Pastena.
Il consulente, sentito in dibattimento, ha affermato che la grafia dei documenti in questione apparteneva proprio all’odierno condannato.
Le superiori argomentazioni sono state condivise dal Tribunale che ha assolto Parisi e condannato Spada.
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