Le scuole siciliane dei Comuni capoluogo in aree a rischio sismico sono il 96,4%; quelle costruite secondo criteri antisismici sono il 24,4%. Un dato, quest’ultimo, che pone la Sicilia ad 11 punti sopra la media nazionale.

La situazione non è affatto positiva: una scuola su due (47,7%) ha infatti bisogno di manutenzione urgente. Le scuole costruite dal 2000 in poi sono il 12,3%, contro il 4,9% del dato nazionale. Molti investimenti e finanziamenti (Catania, Caltanissetta e Ragusa sono tra le cinque città che in Italia hanno ricevuto i maggiori finanziamenti da fondi nazionali) non sempre si traducono in messa a norma degli edifici scolastici visto che la situazione delle certificazioni non è proprio ottimale: gli edifici con certificato di collaudo statico sono il 45,4%, di agibilità il 35,7%, con certificazione di prevenzione incendi il 37,2%, tutti sotto la media nazionale.

Questa la fotografia scattata da Legambiente sull’edilizia scolastica (ottobre 2017) e che aprirà la tre giorni di confronto organizzata dall’Ordine regionale dei geologi di Sicilia sul rischio sismico nell’Isola. Tre tappe, dal 15 al 17 marzo, che coinvolgeranno altrettante zone particolarmente interessate dal rischio sismico: Valle del Belice (terremoto del 1968), Val Di Noto (terremoto del 1990) e Messina (terremoto del 1908 e conseguente tsunami).

E’ in queste tre zone che si sono registrati alcuni tra gli avvenimenti più drammatici della storia sismica del nostro Paese, diventati oggetto di studio per le loro peculiarità. Eventi che mostrano segni evidenti del loro passaggio sino ad oggi e dai quali occorre ripartire per individuare azioni di prevenzione e mitigazione dei rischi che si basino sul livello di fragilità e vulnerabilità sismica dei territori.

Avranno dunque modo di confrontarsi, nell’arco delle tre convention (15 marzo a Poggioreale, 16 marzo a Noto, 17 marzo a Messina), il mondo delle istituzioni, quello accademico, quello delle libere professioni e quello della società civile, nonché protagonisti provenienti da altre regioni d’Italia che porteranno le loro esperienze.

“Il nostro intento è quello di mettere al centro dell’agenda di governo la situazione del rischio sismico nel territorio siciliano. Un accendere i riflettori non per creare allarmismo ma per cercare, insieme ad altre competenze professionali ed alle istituzioni, soluzioni e strategie che non siano d’emergenza ma di programmazione, finalizzate alla mitigazione del rischio sismico ed alla messa in sicurezza delle scuole, degli ospedali, delle infrastrutture presenti nei nostri territori, dando sicurezza ai nostri cittadini”.

E’ il commento del presidente dell’Ordine regionale dei geologi di Sicilia, Giuseppe Collura, che aggiunge: “I tre luoghi protagonisti dell’evento rappresentano tre momenti storici drammatici per la nostra comunità. Consentono tuttavia un’analisi ed un confronto su temi assolutamente attuali anche rispetto ad eventi recenti che hanno colpito il territorio italiano. La conoscenza geologica dei territori ad esempio, la ricostruzione negli stessi luoghi, le azioni e gli interventi di miglioramento sismico del nostro patrimonio. In questo senso l’esperienza siciliana ci offre un modello concreto di ricostruzione nella Val di Noto dove il recupero del barocco siciliano ha fatto sì che diventasse sito Unesco. Dall’altra parte ricostruzioni mai completate e scelte errate di delocalizzazione, come Messina e Poggioreale. Questi saranno i temi sui quali l’ordine dei geologi siciliani si confronterà assieme ad undici regioni italiane, al Consiglio nazionale geologi ed alla Fondazione nazionale geologi. Ci auguriamo che questo confronto possa portare a progetti d’intervento concreti dove la professionalità del geologo, spesso dimenticata, possa apportare il suo contributo”.

Sicilia, geologia in movimento è anche un concorso rivolto alle scuole dell’Isola: i migliori lavori saranno premiati nelle giornate del 16 e 17 marzo.