La chiesetta agreste di Santa Marina “La Vecchia” a Termini Imerese, esisteva ancora già sul finire del XIV sec. Le fonti non ci forniscono esaustive informazioni circa la sua individuazione. Sulla biografia e sul culto della Santa Marina Vergine di Scanio esiste soltanto un codice manoscritto, trecentesco redatto attorno al primo decennio da un ignoto monaco di nome Daniele del Monastero di SS. Salvatore dell’Ordine basiliano in Messina, che per primo raccolse e trascrisse i vari racconti orali relativi alla Vergine di Scanio. Il codice in seguito, venne scoperto, tradotto in latino dal gesuita Padre Ottavio Gaetani (1566-1620). Il Gaetani, fu l’iniziatore degli studi di agiografia in Sicilia e compose la sua monumentale opera “Vitae Sanctorum Siculorum”, pubblicata postuma nel 1657. Poco più di trecento anni dopo, nel 1959 il filologo Giuseppe Rossi Taibbi pubblicò per la prima volta una edizione del codice greco corredata da note critiche e da una esaustiva introduzione. L’edizione di Rossi Taibbi permette di leggere il testo greco con a fronte la versione italiana e reca anche una biografia di Santa Lucia presente nel codice trecentesco (cfr. G. Rossi Taibbi, “Martirio di santa Lucia – Vita di santa Marina”, Istituto siciliano di Studi bizantini e neogreci, Palermo 1959). Il culto di una santa siciliana di nome Marina nata in un oscuro borgo di nome Scanio è documentato nella Sicilia orientale a Castell’Umberto, l’antica Castania ed oggi Comune in provincia di Messina. Non deve meravigliare la diffusione di questo culto nell’antica Val Demone, l’area in cui per tutto il medioevo si conservò il retaggio culturale e linguistico della grecità bizantina. Nella Sicilia occidentale, è nota un’altra area di diffusione del culto di Santa Marina siciliana e nello specifico a Termini Imerese, oggi Comune nella provincia di Palermo. Si tramanda a Castell’Umberto che l’antico casale di Santa Marina corrisponda al sito dell’antico borgo di Scanio. Lo storico siciliano Tommaso Fazello ordopraedicatorum (1498-1570) nella sua “De Rebus Siculis Decades Duae” (Panormi 1558), colloca la nascita del borgo di Castania nel 1322, con l’annessione dei Casali di Randacoli, Rasipullo e Santa Marina, auspici, la nobile famiglia Taranto. Il termine casale indicava nel Medioevo dei borghi o abitati aperti non cinti da mura. Il casale di Santa Marina, “forse l’antica Scanio” per volontà di re Ruggero, fu sede di un cenobio dell’ordine basiliano intitolato a Maria SS. Vergine di Mallimaco. A proposito di questo cenobio oramai rudere, lo storiografo Francesco Nicotra così riporta in “Dizionario Illustrato dei Comuni Siciliani” (Palermo 1908): «Santa Marina vergine. Nacque nel castel¬letto chiamato Scanio, della ricca ed illustre famiglia Pandarita. Toccata dalla pietà dei monaci basiliani, volle anche lei vestire l’abito del patriarca San Basilio; e alla sua morte, dietro le peregrinazioni e le vicende di una santa vita, fu seppellita nella chiesa del monastero di Santa Maria di Mallimaco. Il di lei corpo fu poi traslato a Catania, per ordine dell’infante Martino, che con due diplomi ne ordinò la traslazio¬ne nel 1392. In onore di questa santa il casale Scanio venne detto Santa Marina». A Termini Imerese, invece, persiste la tradizione che il casale di Scanio sia sorto sulla sponda sinistra del fiume San Leonardo nella contrada oggi detta Santa Marina e anticamente chiamata Cozzo di Scanio. Alla santa sono state dedicate nel corso dei secoli tre chiesette campestri, chiamate rispettivamente: Santa Marina “La Vecchia”, Santa Marina “La Nuova” e l’attuale Santa Marina “La Novissima” (termine quest’ultimo coniato dallo scrivente qui per la prima volta) in un arco di tempo compreso tra il XVI e il XIX secolo.

Giuseppe Longo

Pubblicato in origine su MadonieLive, il giorno 5 Giugno 2011