Carnevale e “Maschere” nella vita.

Torna come sempre il carnevale come un’amico atteso da bimbi e adulti, per far festa, baldoria e avere la possibilità giocosa per travestirsi di qualcun’altro , un personaggio amato, un mito, un’occasione magica in cui poter essere ed agire come qualcuno che ci piace tanto incarnandone non solo la forma, ma i gesti e le azioni. Il carnevale è il periodo più allegro e festoso dell’anno, un momento anche simbolico di rinnovamento..
L’origine del carnevale si perde nella notte dei tempi, i festeggiamenti richiamano festività come i saturnali romani e le dionisiache greche, riti di passaggio tra l’inverno e la primavera occasione tramite dei riti per ingrazziarsi periodi di prosperità. Noi ricordiamo prevalentemente il carnevale come quel periodo che precede la Pasqua e che consente un momento di abbondanza prima del momento del digiuno quaresimale.
Il periodo del carnevale consente indossando le maschere di potere rovesciare i ruoli, posizioni sociali, è un momento di gioco e come qualcuno ha detto è nel gioco che si rivela maggiormente la persona, dunque la scelta della maschera non è mai casuale ed è in questo contesto che molti aspetti della personalità emergono.
Osserva un’uomo mentre gioca e scoprirai più cose di quando è serio.
Il carnevale è la celebrazione delle maschere, nelle sue diverse accezioni, maschere come strumenti per impersonificare qualcun’altro, maschere per non far conoscere la propria identità, maschere per essere ciò che non si è nella realtà. Di maschere se ne occupò molto Luigi Pirandello, con un lavoro attento sull’io ed il bisogno-necessità di travestirsi, mascherarsi.
Pirandello sosteneva che tutto è dominato dal movimento, l’uomo tenta di fissare il suo essere attraverso le maschere per dare un senso al proprio essere mutevole, per rispondere ai desideri della famiglia d’origine o delle convenzioni sociali, ma spesso queste finiscono per snaturare l’esistenza delle stesse persone, ed occorre dunque indossare altre maschere per non perire . La civiltà, scrive Pirandello vuole, per esempio che auguri il buon giorno a uno che volentieri manderesti al diavolo, essere ben educati vuol dire essere dei commedianti. Ognuno di noi indossa una maschera fin tanto che questa non diventa di piombo e allora li ,scatta un meccanismo che ci fa desiderare di liberarci di essa, cosi comincia il nostro gioco delle parti, certamente più divertente, ma sicuramente più difficile da sostenere. La nostra è una società di grandi e sciocchi commedianti che indossano quotidianamente maschere. Riusci bene il film di Paolo Genovese “perfetti sconosciuti” in cui , in una serata tra amici giocando a carte scoperte con i cellulari vennero fuori realtà incredibili nascoste nella vita di ognuno dei presenti, il cellulare è la più eccelsa delle maschere del nostro tempo, la scatola nera che nasconde la nostra vera identità.
La vita diventa spesso un gran Carnevale, dove molti, forse tutti si divertono a interpretare una maschera ed indossarne contemporaneamente molte altre, finendo per spersonalizzarsi e finire per non capire realmente chi si è. Un gioco in cui si recita continuamente cercando di essere sempre alla ribalta e rimanere nella scena.
La vita non deve essere un’eterno carnevale, ogni cosa a suo tempo, si aprino pure le danze, si dia spazio allo scherzo, fingiamo per qualche ora di essere ciò che non siamo, ma vi prego signori, direbbe un regista della vita, vi prego torniamo poi ciò che siamo, cercando di essere più autentici che possiamo, la vita stessa prima o poi ci smaschera e se non siamo stati coerenti con quello che abbiamo fatto credere non lasceremo di noi una buona immagine, gli adulti per prima devono reimparare a fare gli adulti, con questi cellulari “le maschere elettroniche” non sempre diamo un buon esempio. Nonostante tutto, buon Carnevale!

Sabrina Miriana

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