Quando vorremmo dimenticare…ma non possiamo e non dobbiamo

É inutile, dobbiamo arrenderci il calendario è segnato continuamente da eventi che ci ricordano di celebrare qualcosa, spesso sono eventi che hanno segnato la storia per la scoperta di vaccini, farmaci, cose che hanno migliorato la qualità della vita dell’essere umano e che hanno segnato in maniera incisiva il progresso, altri invece più che ricordare dovremmo poterli dimenticare per la loro crudeltà ed espressione di assenza di ragione, come l’olocausto, che ha visto morire uomini inutilmente e nei peggiori dei modi.
La storia dovrebbe fare da maestra, ma la mente umana viaggia ancora su due binari, una parte in cerca della luna e dei sogni, l’altra tipica della parte più istintuale che ricorda solo la follia, ma la più lucida follia, quella che sa crearsi delle ragioni laddove ragioni no ne esistono, perchè per perseguitare gli ebrei una ragione “pazza” fu elaborata.
L’odio è un sentimento tremendo Primo Levi scriveva che l’odio è un sentimento rozzo e che a tale sentimento di gran lunga migliore sono le azioni ed i pensieri che nascono dalla ragione e dal ben operare. Dovremmo insegnare i “sentimenti” dovremmo insegnare a leggere il senso del valore della vita in qualunque forma essa si esprima, lascinando quello stupore non macchiato dai pregiudizi che solo l’infanzia conosce.
Un film bellissimo di Hark Herman, “il bambino con il pigiama a righe” racconta l’incontro tra due bimbi di cui uno ebreo, lungo il filo spinato di un campo di concentramento. Nasce una tenera amicizia fatta di sorrisi e di gioco e confidenze di una vita del campo che sa dell’incredibile per Bruno, figlio di un ufficiale nazista.
Bruno finirà nonostante in casa si parli con odio degli ebrei, per scavare per terra, indossare “il pigiama a righe” ed entrerà nel campo per aiutare l’amico a ritrovare il padre, in questa ricerca perderà la vita, mano con mano all’amichetto dentro una camera a gas.
Tutti con lo stesso “pigiama” per i soldati non esistevano esseri umani ma solo numeri da bruciare, colpevoli di essere soltanto ebrei, una razza diversa, Bruno con quel pigiama non era nessuno, come “nessuno” erano tutti gli altri.
Nello scrivere questi pensieri mi tremano le mani, sento tutto il silenzio della morte ribbellarsi. Anno 2018, giorno 27 gennaio, l’essere umano continua a parlare di odio, un odio che oggi si manifesta in tante altre cose. Dinnanzi all’urlo di tante vite umane spezzate spero solo che le coscienze prima o poi tornino a viaggiare sullo stesso binario, il binario del buon senso, della saggezza, vorrei poter non sentire ancora di donne uccise, di baby gang che assaltano altri giovani, che uomini dei paesi poveri subiscano violenze. L’odio è sempre dietro l’angolo, urge una primavera di educazione ai sentimenti.

Sabrina Miriana

Sabrina Miriana

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