Musumeci da oggi è il “Presidente dei siciliani”

Passaggio di consegna questa mattina a Palazzo d’Orleans, dove Nello Musumeci ha messo piede nella sua nuova casa lavorativa, in un’investitura che tutti attendevano e ansiosamente speravano che questo accadesse quanto prima. alla presenza del suo predecessore Crocetta. Le parole del suo predecessore sono state abbastanza chiare ed esplicite nel condividere il bene per la terra che si conosce e seppur in conflitto sullo schieramento di partito, ha augurato un buon lavoro al suo successore.(nella foto la cerimonia di consegna della campanella in Sala Alessi tra Rosario Crocetta e Nello Musumeci a Palazzo d’Orleans)
Nel suo discorso il neo presidente ha messo in primo piano i comuni e il territorio, sintomo di una problema che lui stesso conosce e ha messo in atto dal suo girovagare in campagna elettorale, dove i sindaci dei vari comuni siciliani hanno ribadito principalmente la sua presenza sul territorio,e iniziare a costruire seriamente ciò che deve essere fatto, con strade interne e problematiche che tutti conoscono. Ripartire da subito quindi, dalla sanità,dal precariato,dallo sviluppo che, visto le vicissitudini di questi ultimi tempi la speranze si la si legge sugli occhi di tutti i lavoratori che sperano e vedono la fine in fondo al tunnel, in quanto a diversità di Crocetta, Musumeci non tampona, ma discute e conosce bene il problema. Situazione che potrebbe sbloccarsi appena si mette in moto la giunta e il toto-assessori con tutte le aspettative che gli stessi attendono per fare un buon lavoro.
Certo non bisogna illudersi tanto, anche le risposte non tarderanno ad arrivare,dopo aver sistemato,limato e ripreso ciò chè è stato lasciato o non condiviso dalla precedente legislatura, ma la fiducia riposta in Nello, porta a ben sperare nelle case di tutti i siciliani. Basta agli scioperi e, basta all’elemosina che si è sempre chiesta e presentata sotto il palazzo dell’ARS, basta con gli stipendi a tre mesi e basta allo spezzatino, con l’ansia che accompagna annualmente tanti precari, perché il lavoro è un diritto sacrosanto e la precarietà appartiene a tante famiglie sull’orlo della povertà, perché i dati sono all’ordine del giorno. Nessuno chiede miracoli, ma con il buon senso di civiltà e organizzazione di certi sistemi, si può tentare di cambiare un aspetto che non può più essere tollerato.

Antonio David

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