Un binomio turbolento e ingarbugliato quello della politica regionale e il settore forestale, che da ha lasciato uno strascico non indifferente sulle sorti finali di un odio che sopraggiunge sulla benevolenza di tante parole buttate al vento. Parliamo di un problema che da anni vede il comparto forestale essere attaccato dai media, e da tanta gente che, seppur non conoscendo a fondo le problematiche di un qualcosa, mette le dita in una piaga che purtroppo il singolo operaio, non avendo colpe, ma essendo gestito da altri, deve addossarsi il fardello e farsene una lunga ragione.
Il singolo lavoratore è vittima di una situazione regionale che da tempo ha speculato e lucrato alle spalle di singoli, e tutt’oggi continua con metodi elettorali a portare l’acqua al proprio mulino, lasciando da diversi anni situazioni arretrati che ad oggi non sono più tollerabili dalle singole famiglie. Continuare a sopravvivere (non vivere) in elemosina, certamente non è un bel vedere e un bell’aspetto, respirando quell’aria infetta che non vuole cambiare e cioè quella di mantenere le singole famiglie a soli 78-101-151 giornate lavorative annue percepire gli stipendi a due e tre mesi di distanza. Elemosina nel chiedere un qualcosa che spetta di diritto da una legge regionale e che puntualmente vede i lavoratori andare sotto i palazzi dell’ARS per chiedere un qualcosa che ogni anno si ripresenta, e cioè l’avviamento al lavoro, con tempi nella maggior parte delle volte, non consoni alle esigenze del territorio dei boschi o del ciclo biologico delle piante.
Giustamente se mettiamo a ruotare i singoli dirigenti nei vari uffici dei palazzi dirigenziali non otteniamo quei risultati che dovremmo aspettarci o avere, visto che si è impreparati alla singola poltrona se si viene da un settore totalmente diverso, e su questo i casi sono sempre all’ordine del giorno. Situazione importante è quello di preventivare il tutto in tempi certi e datati, affinché annualmente si possa intervenire in tempo nel preservare e custodire quanto prima tutto ciò che di bello il nostro territorio ci offre. Se gli operai vengono avviati quando sono disponibili i fondi regionali,sia che siano fondi europei, Pac, Fsr o altro, certamente non possiamo andare incontro alla custodia dei boschi ma con il fuoco, che ha già fatto la sua strada. Uscire dalla spesa corrente è il primo compito di chiunque sia il nuovo Presidente Regionale, deve mettere in atto. Bisogna avere dei fondi disponibili e già fissi per iniziare a tempo debito la campagna di prevenzione dei viali parafuoco, della manutenzione dei boschi e delle piante, se si vuole avere un obiettivo comune e se si vuole cambiare questo vecchio sistema, pur sapendo che qualcuno all’interno dei palazzi l’ha capito, ma ancora rimane alta la negligenza e l’incapacità di mettere in atto il tutto.
C’è il bisogno di lavorare tutto l’anno, essere impiegati anche fuori dal demanio , nel dissesto idrogeologico,nel verde pubblico, con compiti che i forestali hanno ,visto che lavorano da anni e hanno esperienza lavorativa singola diversa che hanno accumulato nella loro vita. Non interessa prendere la disoccupazione agricola per lavorare solo pochi mesi, bisogna reinvestirla sugli stessi e sul territorio, con un progetto quadro che interessi il governo nazionale e l’istituto di Previdenza. La stabilizzazione gli operai non è una questione di fondi che mancano, ma di volontà politica che in accordo con i sindacati, sta penalizzando tante famiglie, tenendoli al collo per interessi e scopi che tutti conosciamo, quindi situazione che deve cambiare quanto prima, non più tollerabile per una problematica comune in tutti i comuni,distretti e province siciliane. Sappiamo bene che nei nostri paesi delle Madonie e non , si vive anche di Forestali, quindi economia che deve continuare a vivere nel bene comune, affinchè si possa sterzare e non andare incontro a situazioni che ormai lasciano il tempo che trovano, soprattutto visto l’economia che pian piano sta prendendo la deriva.