Il Giudice per le Indagini Preliminari, Stefania Gallì, ha accolto l’istanza avanzata dal difensore di fiducia, l’avvocato Fabio Trombetta, dopo appena 15 giorni dall’emissione dell’ordinanza che sottoponeva Giuseppe Dilisi (assieme ad altri 21 dipendenti comunali indagati nell’ambito dello stesso procedimento) all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Dilisi 15 giorni fa, in sede di interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere, ma già in quella sede il suo legale dichiarava di aver rappresentato al Giudice che si trattava solo di una scelta prudenziale in attesa della completa discussione dell’impianto accusatorio. “Si è trattato -dichiara l’avvocato Fabio Trombetta- di esercitare una facoltà (quella di non rispondere), costituzionalmente garantita, figlia della volontà del legislatore, che non deve essere fraintesa come una tacita affermazione di colpevolezza.
Oggi, ho sostenuto dinanzi al Giudice che non potevano più considerarsi sussistenti le esigenze cautelari nei confronti del mio assistito, ritenendo impensabile che lo stesso potesse commettere in futuro condotte delittuose, avendo egli ben compreso la pregnanza del procedimento pendente a suo carico, ed essendo stato sottoposto al clamore mediatico e sociale che la notizia ha indubbiamente suscitato tra i cittadini della città delle terme”. Il Giudice per le indagini preliminari di Termini Imerese ha dunque, accolto le argomentazioni difensive del legale di Dilisi, non ritenendo più attuale il pericolo che l’indagato possa commettere delitti e ciò, nonostante il quadro indiziario sia al momento rimasto immutato. Si tratta di un provvedimento -continua l’avvocato Trombetta- che potrebbe avere delle refluenze anche sulle posizioni degli altri indagati nell’ambito della stessa vicenda sebbene in un quadro accusatorio così complesso, è indubbio che le valutazioni del Giudice debbano essere specifiche caso per caso”. Questi i nomi degli indagati: Antonello Ambra, Antonino Cosentino, Ignazio Demma, Marcellino Di Maio, Antonio Di Novo, Salvatore Castelli, Francesco Farruggia, Antonio Saladino, Francesco La Mantia, Rosetta Polizzi, Giuseppe Di Lisi, Salvatore Montimoregi, Giacomo Scimeca, Rosario Arcodia, Giuseppe Battaglia, Giovanni Conigliaro, Salvatore Corso, Roberto Cangelosi, Antonino Salemi, Salvatore Tucciarello, Antonino Egiziano, Agostino Demma Carà. Inoltre, nella lista spunta in prima fila il nome di Carlo Ventimiglia, già accusato nel marzo scorso, è sospeso dal servizio per sei mesi. Quest’ultimo -secondo l’accusa- sarebbe entrato nel sistema informatico del Comune: avrebbe modificato l’orario del terminale di rilevazione delle presenze; avrebbe inserito la timbratura corrispondente all’orario di inizio o fine lavoro; si sarebbe allontanato o avrebbe ritardato il suo arrivo in ufficio. Gli altri dipendenti, invece, si sarebbero accordati tra di loro per timbrare a turno, scambiandosi i badge personali. I dipendenti comunali sono stati raggiunti da provvedimenti giudiziari perché indagati per falsa attestazione di servizio e truffa in concorso. Secondo il pubblico ministero, Guido Schininà, i 23 dipendenti del comune di Termini Imerese si sarebbero scambiati favori, coprendosi a vicenda quando si assentavano dal lavoro.