Questa settimana, in coincidenza con la scadenza dei bandi FEAMP (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e per la Pesca) 2014-2020, che riguardano i FLAG (Fisheries Local Action Group), che comprendono anche quello del Golfo di Termini Imerese che si estende da Aspra a Finale di Pollina, in scadenza per il 31 luglio 2017, e stante la riunione del Cluster nazionale Blue Growth, che si terrà a Roma il 24 Luglio presso l’aula Marconi del CNR – al quale prendono parte per la Sicilia le Università di Catania, Messina e Palermo, il Dipartimento della Pesca Mediterranea, la Sovrintendenza del Mare, le Stazioni di Ricerca presenti in Sicilia dell’ENEA e del CNR e l’Istituto Italiano Fernando Santi – porremo l’accento su questi importanti strumenti e di altri collegati, anche ad altri strumenti europei quali Horizon 2020 e Blue Growth (Crescita Blue), che intendono tutelare, valorizzare e utilizzare le importanti risorse presenti nelle acque marine e l’importante segmento del mondo dell’economia e del lavoro che muove questo settore; dai trasporti merci, dai trasporti turistici, dall’armatoria e dalla piccola, media e grande armatoria adibita alla pesca locale ed oceanica alle tecniche di lavorazione e conservazione a freddo, a bordo o a terra delle risorse ittiche, dalla loro commercializzazione che non può prescindere dalle tecniche di imballaggio e di conservazione, sia a breve termine per consentire la fruizione del prodotto genuino originario, che del prodotto conservato, dalla refrigerazione alle tecniche del gelo ad oltre 20 gradi sottozero.

Un mondo relativamente al quale la ricerca ad ogni livello, la ricerca scientifica applicata, riveste un ruolo strategico, la produzione ed impiego di materiali innovativi ed ecocompatibili nei settori dell’industria e delle stazioni marine, della filiera della cantieristica e della tutela ambientale.

Quest’area include anche le attività collegate ai settori dell’energia blue, acquacoltura, risorse minerali marine, biotecnologie blue nonché le azioni inerenti alla sperimentazione dei sistemi di controllo e monitoraggio e di sicurezza della navigazione.

Pertanto i nostri giovani devono guardare con un approccio diverso sia il mondo dell’agricoltura, dove si va esaurendo la figura del contadino e prevale quella del conduttore e del dirigente dell’azienda agricola e del tecnico agricolo e alimentarista, sempre più spesso impegnato anche nell’attività di conservazione e trasformazione dei prodotti (ad esempio l’uva in vino), così come sofisticati e moderni congegni hanno sostituito le vecchi imbarcazioni a vela dei nostri marinai, per cui equipaggi moderni con attrezzature di ogni livello solcano rapidamente i mari per la pesca d’altura o quella oceanica e sono attrezzati alla lavorazione e conservazione a bordo secondo le diverse tecniche sopra evidenziate.

C’è uno scenario di nuove professioni legate all’economia del mare, dalla cantieristica al pescato, che coinvolgono ingegneri, biologi, chimici, alimentaristi.

Per questo realtà come Porticello, Sciacca e Mazara del Vallo, debbono confrontarsi con tali nuove sfide perché più elementi di innovazione si sapranno introdurre nei vecchi mestieri e più si creeranno nuovi lavori, nuove produzioni e nuove risorse economiche e produttive.

Così come alcune realtà, quali Sciacca o Bagheria, che oggi sono tra i leader delle tecniche di lavorazione e conservazione del pescato, debbono utilizzare significative opportunità finanziarie per innovare le tecniche dell’industria conserviera con nuove sperimentazioni e con nuovi prototipi.

Il 26 giugno 2017 la GURS ha pubblicato degli Avvisi che finanziano al 100% fino a 4 milioni di euro nuovi modelli, nuovi prototipi e nuovi strumenti di sperimentazione.

Purtroppo nell’area che va da Termini Imerese a Finale di Pollina questo comparto si è impoverito ed erroneamente si pensa che le questioni legate all’economia del mare rappresentano ormai una partita persa. Non è così. I giovani, magari supportati dalla saggezza dei vecchi marinai, arricchiti dalla loro cultura scientifica e dalle nuove conoscenze, possono rimettere in gioco oggi uno, oggi l’altro e alla fine tanti settori di questo comparto, di quella che oggi viene chiamata economia blue, che in atto si stima muove circa il 14% dell’economia italiana, ma che può lievitare unitamente alle vecchie e alle nuove opportunità di lavoro.