“Io tra le fiamme di Calampiso”: piano sicurezza carente

La vacanza dovrebbe essere un momento di svago e spensieratezza, dopo un periodo di lavoro, eppure può trasformarsi in un ricordo che difficilmente dimenticherai.
Villaggio “Calampiso”, zona della riserva naturale dello Zingaro, uno dei posti più belli che abbiamo in Sicilia sotto il profilo naturalistico, per il paesaggio mozzafiato ed un mare da brivido.
Prende fuoco la zona limitrofa all’area del villaggio che ospitava circa 800 persone intorno le 12.00 del dodici luglio, nonostante l’instancabile lavoro dei canader, il fuoco non riesce a spegnersi, il vento poco propizio fa avanzare in maniera veloce il fuoco che divora alberi e sterpaglie. Unica via di fuga il mare, da cui si accede da un area altrettanto alberata e con un passaggio dentro un tunnel di oleandri fitti che se avesse preso fuoco avrebbe trasformato i villeggianti in tante torce umane, pericolosissimo quel passaggio. Un e-mail tempestiva del sindaco di San Vito, allerta le barche in mare per attivare i soccorsi, un un numero notevole di barche della zona si avvicinino alla spiaggia e consente i soccorsi, i primi sono un delirio, la paura è tanta, salgono con paura prima i bimbi e donne poi quando si comincia a vedere che il numero delle barche è più numeroso, il salvataggio diventa più composto, ci si guarda spaventati, ma stà capitando veramente? Il pensiero và agli anziani numerosissimi nel villaggio e a chi ha disabilità motorie.
Poi l’arrivo in una scuola e i primi soccorsi acqua e merendine per i bambini, sparsi nella scuola sembravamo tanti profughi, se c’è pericolo non pensi a come sei vestito, in costume scappi e porti te e i tuoi cari, pensi solo alle cose importanti.
Arrivano giornalisti e fotoreporter, delle testate giornalistiche più importanti, ancora stenti a credere che qualche ora prima eri sereno ora in prima pagina.
Nessuno può prevedere eventi come gli incendi, spesso dolosi, provocati da delinquenti, ma la sicurezza e piani di evaquazione vanno progettati.
Le vie di fuga del villaggio sono assenti , essendo una insenatura raggiungibile solo da un’unica strada di montagna bloccata dalle fiamme e da una spiaggetta piccolissima che non è certo attrezzata per arrivo di navi, in più un’eccesso di vegetazione nelle zone di fuga può diventare un grande ostacolo se prende fuoco. Molta rabbia perchè ci sono delle responsabilità di sicurezza del luogo a cui effettivamente un povero bagnante non pensa, ma gli ingegneri si, dovrebbero pensarci, i responsabili della sicurezza, dei piani di evacuazione. Ogni anno un’incendio è poi come le formiche verghiane, spazzate dalle onde ritornano nel loro formicaio e noi siamo tutti torniamo li, senza pensare effettivamente ad azioni costruttive un po’ di responsabilità l’abbiamo tutti, la rabbia resta altissima per le scene di panico viste negli occhi di bambini e giovani mamme, gli anziani, troppi in quel villaggio della “finta serenità”. Il giorno dopo le fiamme anche se senti ancora l’odore del fumo, e ricordi la pioggia di fuliggine capisci tante cose e ti interroghi su alcuni valori: “responsabilità”guardi le persone che ami e dici: “sono stata fortunata”, per questa volta ce l’abbiamo fatta.

Sabrina Miriana

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