Quando le periferie producono arte……

La vita è arte pura, ci sorprende con i suoi intrugli, i suoi colpi di scena, le sue vicende. L’arte entra nella vita e la vita nell’arte dandoci sempre qualche motivo per riflettere, come nella commedia brillante, andata in scena domenica scorsa al circolo Auser “Leonardo Sciascia” di Palermo nel quartiere Borgo Uliva, dove alle cinque di un pomeriggio di giugno caldo, negli scantinati vicino alla scuola si sono riuniti tanti spettatori e la compagnia teatrale “piccolo teatro del circolo”, che ha messo in scena: “ Gatta ci cova”, commedia del catanese Antonio Russo Giusti, che ebbe grande successo in molti teatri nei primi del novecento.
Gli attori assolutamente non professionisti titolati, ma professionisti reali in scena hanno divertito il pubblico e tenuto inchiodati alle sedie i tanti spettatori, con una storia avvincente, il cui tema non conosce confini di spazio e tempo e non solo in sicilia. La tematica di matrice verghiana affronta l’attaccamento alla roba, che non conosce limiti di sentimenti, vincoli di sangue, ed appare più che mai un tema sempre attuale.
Padron Isidoro ,interpretato da un bravo Antonio Menna, ingenuo protagonista della commedia, affetto da un piccolo deficit mentale è attaccato alla roba, alla “libretta” ma, non tanto per la roba in sé quanto per l’aiuto che riesce a dare alle persone a lui vicine, colorando quest’uomo di toni simpatici e carichi di affettività.
I tratti di debolezza dell’uomo divengono improvvisamente tratti delicati, generosi, non visti come stupidità, ma ricchezza d’animo, la semplicità rispetto l’avidità della sorella del protagonista, un valore raro. La sorella dell’uomo lo induce ad una donazione in suo favore, a fronte di una labile promessa di lasciargli il possesso di tutto in vita, ma si sa “verba volant scripta manent “cosi in nome della legge riesce a spodestare il fratello . Le cose sembrano precipitare quando la stessa legge ed un po’ di fortuna, ribaltano la situazione, dimostrando ancora una volta che il bene vince sul male.
Il protagonista spesso intreccia le mani in testa, quasi a volere far scivolare via i pensieri, molto brava l’attrice che ha interpretato la sorella del protagonista, Anna Asaro, magistrale l’avvocato interpretato da Salvo Papa, belle le scenografie, realizzate dagli stessi attori, tra cui un noto pittore in città Salvo Calò.
Lodevole l’iniziativa, tanto per la bravura degli attori, quanto per l’attenzione che il circolo Auser ripone verso i suoi iscritti.
In molti quartieri di periferia, centri aggregativi come quelli dell’auser permettono a molta gente di potere sperimentare ancora la gioia della condivisione in luoghi che diventano cosi, fucina di arte, occasione d’incontro e crescita.
Il teatro, la musica, lo sport sono sempre importanti strumenti che veicolano messaggi, consentono momenti gioiosi di svago, attenzionare le periferie dei grandi centri urbani fa sempre la differenza tra una città che vuole viaggiare su un binario che fa crescere solo una parte della stessa, quella più esposta al turismo e chi si propone di attenzionare tutta la città comprese le periferie, dove magari non sono presenti monumenti arabo -normanni, ma dove esiste un capitale umano che cresce e và attenzionato. Dove poche risorse esistono, ancora una volta l’ingegno riesce a produrre bellezza e pensiero se guidati da menti attrezzate al bene.