Esistono beni materiali che fanno storia e cultura, monumenti, chiese, palazzi e beni immateriali, rappresentati dal lavoro degli artisti, poeti, uomini e donne,in generale impegnati nel loro lavoro, che con la loro azione nel territorio sono “cassetti di sapere e testimonianza” non solo di storia, ma di emozioni, passioni che danno lustro alle nostre comunità e che conservano una memoria che si tramanda solo con la passione e l’esempio.
Un gruppo di artisti ha recentemente pensato di dare una casa comune ad una figura la cui storia è davvero antica, in un progetto che vede uniti appunto i cantastorie.
Giorno 27 maggio si è tenuto presso il piccolo teatro Cantunera fucina culturale, la presentazione del progetto, attraverso lo spettacolo “Cunti di variopinti canti” tre stili a confronto.
Padrona di casa lei, Sara Cappello, donna che incarna bene la fimmina siciliana, vestita con un rosso che colora gli occhi, di chi la sente cantare e recitare i suoi cunti , di passione.
Beddra fimmina sicula, canta e cunta trasmettendo grande energia, un pubblico numeroso e curioso per l’iniziativa, ha applaudito la donna e l’artista, il progetto e i tanti artisti presenti che hanno dato una diversa lettura del cantastorie in termini di stile di lavoro.
Figura antica quanto Omero, forse ancor prima, dice Fulvio Coma, cantastorie calabrese,che in un intermezzo musicale con strumenti di diversa manifattura, ha ammaliato il pubblico tracciando idealmente la storia del cantastorie dalle sue origini. Che meraviglioso patrimonio questa figura, in un tempo in cui non esistevano radio, televisione e quelle diavolerie dei pc, il cantastorie era quello che da solo era capace di esporsi ad un pubblico e narrare fatti, eventi storici, denunciare anche fatti di malo-affare.
Molte menti si sono forgiate grazie a questa incredibile figura che può esprimersi come vuole, ma non deve mancargli dice il signor Franco Occhipinti, presidente dell’associazione il cartellone, un cantastorie ,deve avere il cartellone con il quale descrivere le storie, immagine e parola unite risultano vincenti.
Pensiamo a quanto possa essere affascinante questo connubbio, quando non lo si trova solo in un libro, ma il tutto è nella voce viva del cantastorie che modula, la voce, usa la mimica, trema, piange, urla.
Palermo è la città con il più alto numero di teatri, la Cantunera, vuole essere ed è nata come officina culturale, luogo in cui potersi esprimere, dando adesso uno spazio particolare al mondo del cantastorie.
Magistrale l’intervento di Fulvio Cama, la sua bravura nel suonare cosi tanti strumenti ha lasciato tutti di stucco, intonando prima una ninna nanna, poi una storia rivisitata di Ovidio ed altre meraviglie ancora. Interessante l’intervento del licatese Mel Vizzi, è poi lei Sara ca pigghia a so chitarra e sona, e mentre sona ni cunta fatti ca picca canuscimu, la storia di Giovanna Bonanno, ed ancora la tragica morte di due gemellini causa una macchina imbottita di tritolo destinata ad un giudice, storie che si tingono di amarezza, ma che cuntano la realtà.
Lodevole iniziativa che speriamo trovi attenzione e merito anche presso l’Unesco, la tradizione non deve e non può morire, è quello che questi cantastorie vogliono fare.
In teatro presenti tanti volti noti Sara Favarò, A.Gagliardo, C.Catania, e tanti altri, che hanno segnato la nostra tradizione, ci scusiamo se non li nominiamo tutti.
Qualcosa di bello sta nascendo, speriamo che sbocci come un fiore e che profumi di storia e di voglia di raccontare ancora.