Ripensare la politica

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In una società veloce, pensare è un esercizio a cui dedichiamo sempre meno energie, tutto ciò impoverisce il nostro tempo vissuto ed il nostro essere umani.
L’arte del pensare deve essere coltivata come un giardiniere fa con i suoi fiori più delicati. Il pensiero permette di dialogare con se stessi, di prendere le decisioni con maggiore coraggio, dopo avere provato a valutare bene più situazioni. La civiltà diceva Gianbattista Vico è il passaggio dall’uomo degli istinti a quello della ragione, senza pensiero non c’è civiltà.
Pensare, scrive Andreoli nel suo libro “la gioia di pensare” è un antidoto alla rassegnazione, chi pensa con la propria testa è libero, non è schiavo della società degli inganni che ci vorrebbe tutti replicanti docili e servili, se usiamo poco il pensiero rischiamo di diventare automi, assediati da inutili e nefaste stupidità.
Troppo spesso attiviamo tra tutte le forme di pensiero solo, il pensiero calcolante, quello egoistico, utilitarista, l’unica speranza che abbiamo è che si torni ad utilizzare il pensiero alternativo, quello che và oltre il proprio tornaconto.
Esercitare l’esercizio del pensiero in piena campagna elettorale può fare la differenza, libertà è partecipazione diceva Gaber.
Siamo in tempo di elezioni, vari schieramenti si contendono la poltrona del potere, il potere decisionale, o quello come direbbe qualcuno che gestisce le passioni comuni.
Chi gestisce il potere può fare e disfare, secondo logiche che non sempre seguono l’etica e la trasparenza per il bene comune, occorre dunque ricordare ad alta voce che potere è prima di tutto assunzione di responsabilità verso i cittadini che su di loro hanno riposto fiducia.
Chi andrà a gestire la cosa pubblica ha la responsabilità delle scelte che opera. Nessuno dice che sia facile, quello che si desidera è che non si attivino meccanismi clientelari, che si abusi del proprio potere, che l’etica sia nelle azioni e nelle scelte, che il bene comune abbia il sopravvento sull’interesse del singolo.
Hobbes scriveva che la politica è un contratto tra gli uomini pensanti, che per ridurre i conflitti, delegano alla sovranità una parte della loro libertà, mi verebbe da dire ma questi politici sono davvero pensanti? Pensanti nel senso, sanno scegliere davvero per il bene comune?.
Chi scegliere per le nuove candidature, chi vogliamo ci rappresenti? Il vecchio, il nuovo, il rimpasto? Seguo la persona o la linea politica, l’ideale sarebbe la coerenza tra persona e linea politica.
Il voto è veramente espressione di una libera scelta? O siamo vittime di meccanismi che sovrastano la nostra libera volontà, è proprio necessario tappezzare la città di “facce” ? E necessario organizzare nel periodo elettorale feste e festine con propositi che illudono pure i marziani? Si sente di tutto durante la campagna elettorale, ci manca che ci dicono che costruiranno un ponte per una visita turistica sulla luna.
Chi sono tutti questi personaggi che sfilano? Di quanti sappiamo veramente chi sono? Insomma come si fa politica? Cos’è la politica?.
Molti candidati sono persone che negli anni si sono mossi nelle loro circoscrizioni, hanno lavorato per la crescita sociale, culturale del territorio, candidarsi alla fine non è altro che avere e riconosciuto un ruolo che già si sono conquistati con l’impegno quotidiano.
Ma ci sono anche coloro che vogliono sperimentarsi e che chiedono la nostra fiducia, a molti la vorremmo dare, fosse solo per la speranza che portassero pure un po’ di vento nuovo.
Chiediamo come cittadini, buona volontà, idee chiare e sostenibili. Non ci interessano ponti sulla luna, ma una politica che attenzioni il sociale, la cultura, l’economia, il futuro dei giovani che in questa città non riescono sempre ad esprimersi .
Scegliere un bravo governante non è facile, può capitare che ci piaccia un candidato, ma meno le sue alleanze che andranno vuoi o non vuoi ad influenzare il suo operato.
Se per un essere “pensante” è difficile operare delle scelte di orientamento come sceglierà il suo candidato chi proviene da contesti socio-culturali bassi? Li, si giocano molti voti, nelle sacche di chi è facilmente manipolabile con promesse che non sempre saranno mantenute.
Sia i consumatori, sia gli elettori quando hanno scarsa conoscenza di un prodotto come di una situazione politica, usano le scorciatoie informative o i miracoli aggregativi, possono essere molto pericolose .
Pericoloso è anche l’analfabeta politico di cui parlava Brect, l’imbecille non capisce ,che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il bambino abbandonato , il politico imbroglione, il mafioso, il corrotto. La democrazia si salva se c’è la partecipazione , molti non partecipano consapevoli di non potere incidere sul potere politico è dunque non è incentivato ad informarsi sulle questioni politiche. La democrazia si salva solo se c’è partecipazione.
A che serve agghindare un corpo quando l’anima è sozza, diceva Rocco Chinnici, non aggiungo altro a voi la voglia di pensare……

SABRINA MIRIANA

redazione

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