Dalla confisca al riutilizzo. Gestione e destinazione dei beni confiscati

Si terrà a Palermo lunedì 8 maggio alle ore 16.00 nell’ex Chiesa San Mattia ai Crociferi, il Convegno dal titolo: “Dalla confisca al riutilizzo. Gestione e destinazione dei beni confiscati”. Introduce e modera Paolo Caracausi (Presidente II Commissione Attività Produttive). Interverranno all’evento: Roberto Peretti (Presidente della Sezione ANGET di Bagheria), Domenico Milazzo (Presidente della cooperativa COPS SRL), Salvo Romeo (Avv. Cooperativa COPS SRL), Biagio Bonina (Componente segreteria regionale UGL Polizia di Stato), Felice Coppolino (Presidente UNICOP Sicilia), On. Pietro Alongi (Deputato Regionale componente commissione d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia in Sicilia), On. Ignazio Messina (Promotore della proposta di legge per le modifiche al codice antimafia).
Lo scopo del convegno è di evidenziare come, nel tempo, lo Stato abbia affrontato la mafia che, però, non è soltanto criminalità organizzata da combattere con gli organi repressivi dello stato, forze di polizia e magistratura, ma è qualcosa di più. L’accento cade sull’utilizzo, da parte del legislatore, delle misure preventive di carattere patrimoniale e delle analoghe fattispecie penalistiche che hanno dato luogo a grandi vittorie dello Stato contro la criminalità organizzata mafiosa. Pio La Torre aveva intuito, pagando ciò con la vita, che le mafie rappresentano principalmente un pericolo di carattere economico: grazie ai traffici illeciti, esse riescono ad accumulare grandi ricchezze che poi vengono reinvestite inquinando il mercato legale e mettendo a repentaglio la vita delle aziende sane del nostro Paese. La legge Rognoni-La Torre non prevedeva un riutilizzo dei beni limitandosi a specificare che i beni entravano a far parte del patrimonio indisponibile dello Stato: grazie ad oltre un milione di firme raccolte da Libera, vide la luce la prima legge che consentiva l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie da parte di associazioni, concretizzatasi nella legge 7 marzo 1996, n. 109. La normativa sui beni confiscati si inserisce nei vari aspetti della lotta dello Stato alla criminalità organizzata: non basta infatti solo la repressione, quanto mai importante, dell’Autorità giudiziaria. Le criticità incontrate nel corso delle prime applicazioni della legge 7 marzo 1996, n. 109 hanno portato alla creazione dell’ufficio del Commissario straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali, ma non essendo sufficiente da più parti si era palesata la necessità della creazione di un ente unico che si occupasse sia dell’amministrazione che della destinazione dei beni e, con il decreto 4 febbraio 2010, n. 4 convertito nella legge 31 marzo 2010, n. 50 si è dato vita all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. L’Agenzia, nonostante lo sforzo normativo del legislatore, ha mostrato delle “ombre” nello svolgimento della sua attività istituzionale come, nella fattispecie, nella non coerente applicazione dell’articolo 48 della legge 159/2011. Sempre in merito all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, in atto vi è una proposta di legge di iniziativa popolare recante: “Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, volte a rendere più efficiente l’attività dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, a favorire la vendita dei beni confiscati e il reimpiego del ricavato per finalità sociali nonché a rendere produttive le aziende confiscate. Delega al Governo per la disciplina della gestione delle aziende confiscate”. In Senato, la proposta è stata tradotta in un disegno di legge, il n. 2060 del 16 settembre 2015. L’undici novembre 2015 la Camera dei Deputati ha approvato la riforma al codice antimafia, un provvedimento che il presidente della Commissione Giustizia ha definito “straordinario”: si tratta di norme che renderanno più incisiva e trasparente la gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata e permetteranno ad aziende infiltrate dalla mafia di ritornare alla legalità e competere sul mercato in modo sano producendo ricchezza e salvaguardando l’occupazione. La riforma prevede anche la norma “Saguto”, dal nome dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, sospesa dalle funzioni e indagata per corruzione con l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara e il marito di lei Lorenzo Caramma, nominato coadiutore di diverse amministrazioni.
L’evento, patrocinato dal Comune di Palermo, Città di Palermo II Commissione Attività Produttive, è organizzato da COPS SRL, ANGET di Bagheria e UGL Polizia di Stato (Segreteria Provinciale di Palermo), in collaborazione con UNICOP Unione Regionale Sicilia).

Ex Chiesa San Mattia ai Crociferi, via Torremuzza 28, Palermo
Giuseppe Longo

Redazione

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