Ciclismo, muore il campione Michele Scarponi

Tragedia nel ciclismo. Michele Scarponi viene travolto in un incrocio del suo paese, da un furgone che non rispetta la precedenza e muore sul colpo. Il ciclista dell’Astana era arrivato ieri sera a Filottrano e stamattina era uscito per allenarsi in vista del Giro d’Italia che lo avrebbe visto partecipare come Capitano della propria squadra, l’Astana, dopo il forfait di Fabio Aru causa infortunio. Tantissimi i messaggi di cordoglio sul web e sui social, ma anche incredulità e rabbia per come è successo. I più addolorati sono i suoi compagni e gli ex, come Vincenzo Nibali, ma anche tutti i cosiddetti rivali delle altre squadre. Lui lascia un grande vuoto anche per via della sua grande voglia di scherzare, era sempre con il sorriso sulle labbra e con la battuta pronta. Tra i tanti commenti questo scritto da un utente “SABUROSAKAY” è molto bello e significativo:
Non ho pace per Scarponi, l’ho visto in bici parecchie volte, veniva a trovare Luigi, un suo amico qui in paese. Correvano insieme da ragazzini prima che l’Aquila spiccasse il volo e me lo ha descritto come un atleta eccezionale quanto umile, oltre che grande goliarda! Razzolavano ancora insieme e spesso da queste parti, si intrufolavano nei gruppetti di amatori, stavano a ruota senza dire nulla fino a che il campione della domenica non lanciava la sfida, magari per la pizza! Allora dolori per tutti, che un volta capito chi fosse, si facevano scoppiare i polmoni per provare a stare al passo…e questo a sghignazzare e a tirar come un treno!
Il Signore chiama a sè i suoi angeli come fece col Figlio prima che questi si lordino troppo con le umane vicissitudini. Non piangiamo per l’eroe, quanto per i suoi figli… l’Aquila di Filottrano adesso scala il pendio più bello e scatta, sempre in piedi, come se la sella non l’abbia o sia d’impaccio, fino a che le gambe non scoppiano, perchè quelle possono anche andare in fiamme…ma il cuore no, mai! L’acciaio italiano non brucia, non teme la fatica e il sacrificio, che di queste è fatto e rifulge della gloria sempiterna, vestigie dell’immortale grandezza che fu forgia del mondo. Quando se ne vanno questi uomini ottimi mi si sento più povero, come se avessi perso qualcosa di bello. Quante volte secondo! Spesso non per demerito ma per virtù! Per far da gregario a chi ne aveva magari meno che lui, rinunciando alla vittoria e agli allori, per onorare qualcosa che si chiama fatica, sacrificio, altruismo, semplicemente ciclismo! Eppure Michele era sempre allegro, pronto d’animo e allo scherzo, come solo i forti e puri di animo. 
R.I.P. AQUILA E GRAZIE CAMPIONE
Vincenzo Intrivici

Redazione

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