Discorso per le esequie del sindaco emerito di Cefalù Prof. Alfredo Mario La Grua

IL DISCORSO PRONUNCIATO DAL SINDACO DI CEFALU’ ROSARIO LAPUNZINA

Cari familiari e amici del compianto prof. Alfredo Mario La Grua, e’ estremamente difficile per me esprimere i sentimenti che si affollano nella mia mente e che toccano profondamente il mio cuore.
Proverò ad esternarli come Sindaco, per rendere il doveroso, sentito, profondo omaggio della città di Cefalù ma sopratutto come uomo che ha sempre nutrito un profondo rispetto è una elevata stima dell’eccellente Sindaco, dello studioso raffinato del giornalista rigoroso, dell’uomo perbene che fu Alfredo Mario La Grua.
In questo momento la commozione per la grave perdita che ha subìto la città di Cefalù si mescola alla profonda ammirazione di tutto ciò che egli seppe donare alla sua città  e alla profonda venerazione della sua memoria.

Alfredo Mario La Grua fu innanzitutto un uomo onesto intellettualmente e moralmente. Lo fu come Sindaco e come giornalista, lo fu come politico e come figlio elettivo di questa città che egli servi e amò fino al suo ultimo respiro.

Lo fece come docente, facendo crescere generazioni di giovani studenti ai quali forniva l’esempio del coraggio delle idee, del rispetto dell’altro, dell’onestà intellettuale come valore supremo.

Lo fece come giornalista, fondando e dirigendo, per decenni, il ” Corriere delle Madonie” foglio periodico che si rivelò fonte preziosa di informazioni, di  dibattiti politici e intellettuali, di battaglie civili, contribuendo a mantenere i legami con i cefaludesi emigrati in Italia e nel mondo e con tutti coloro che, come lui, avevano scelto Cefalù come patria d’adozione.
Pur non nascondendo mai la sua appartenenza politica, seppe fornire l’esempio di un giornale pluralista che accoglieva le molteplici voci della società cefaludese, che vagliava la veridicità delle informazioni che forniva e che sapeva essere spirito critico senza mai denigrare alcuno o fornire immagini distorte della città.

Lo fece come politico attivo che per lunghi anni alzò  la propria voce in consiglio comunale riuscendo, pur appartenendo ad una posizione politicamente minoritaria, a dare voce alle proprie idee e a battersi per ciò che egli riteneva giusto.

Lo fece da Sindaco eletto, per la prima volta, a suffragio universale diretto dai cefaludesi. In questo ruolo all’indomani della propria elezione seppe bloccare sul nascere ogni tentativo di strumentalizzazione politica di una elezione che era stata manifestazione di unità civica attorno alla sua persona e agli ideali che egli rappresentava, anteponendo l’interesse della città alla propria appartenenza politica e partitica, da egli sempre rivendicata e mai nascosta.

Fu uomo onesto  Alfredo Mario La Grua, di una onestà che appariva da ogni suo atto, da ogni sua parola, da ogni suo gesto, da ogni suo sguardo.

Fu un uomo buono Alfredo Mario La Grua, di una bontà che non si tramutò mai in debolezza.

Fu un uomo forte  Alfredo Mario La Grua, di una forza gentile che non venne mai meno neanche dinnanzi alle prove dolorose della vita e alla malattia.

Nel suo libro ” polittico castelbuonese” omaggio a Castelbuono, sua patria natia, ma anche prova d’affetto nei confronti di Cefalù, sua patria d’elezione, egli scriveva: ” se è Cefalù a fare il cefaludese, al contrario può dirsi che è Il Castelbuonese a fare Castelbuono”.
Egli, in maniera acuta, aveva colto la differenza e la metamorfosi sociale che differenziava le due città a lui tanto care. Se il cefaludese si configura come tale in quanto abitante di Cefalù, città storicamente cosmopolìta e famosa in tutto il mondo, è il castelbuonese, con il suo profondo senso di appartenenza alla comunità a creare la propria città . È in questa contraddizione che risiede il senso di tante questioni irrisolte e di tanti problemi che, ad oltre trent’anni, dalla stesura di quel libro sono ancora presenti nella società cefaludese di oggi. Mi piace pensare che le sue parole non fossero soltanto frutto di una analisi sociale ma un invito, un auspicio, ai cittadini di Cefalù a ” fare loro la propria città “. cioè a rispettarla, amarla, difenderla, farla crescere in un autentico spirito comunitario.
Credo che questo invito sia l’eredità più grande che egli ci lascia e che è nostro compito custodire e tradurre in realtà .

Innanzi al feretro di quest’uomo che ha tanto amato e servito la sua città, io, ora, chino il mio capo in segno di deferenza e di rispetto e quale sincero e doveroso omaggio da parte di tutti i cittadini di Cefalù.

Grazie  Alfredo Mario La Grua.

Redazione

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