““La verità su di me non sarà mai scritta, perchè nessuno la conosce. Io, sono Cagliostro” per non dimenticare

““La verità su di me non sarà mai scritta, perchè nessuno la conosce. Io, sono Cagliostro” per non dimenticare.

Palermo è una città dai mille volti, la città dei tuguri e dei tetti splendenti, la città che ha dato i natali a tanti uomini illustri, alcuni si sono distinti e sono rimasti nella storia con lustri ed onori, altri sono rimasti avvolti nel mistero, circa la loro biografia e storia reale, chiedendo ancora di avere la meritata attenzione . Uno di questo è Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro, sul quale si dovrebbe studiare e conoscere ancora tanto, una delle figure più enigmatiche e discusse del nostro Settecento. Pare sia nato in un vicolo di Ballarò, in un quartiere turbolento e chiassoso, Goethe racconta di averne cercato le traccie durante il suo soggiorno a Palermo, in realtà non è stato trovato nessun edificio che abbia storicamente i connotati per essergli attribuito i natali. “La verità su di me non sarà mai scritta, perchè nessuno la conosce”, sono parole dello stesso Cagliostro. Lo spessore umano di quest’uomo di cui ancora si parla è notevole, incuriosisce e nonostante la sua fama, anche di “imbroglione” risulta simpatico e degno di ammirazione per quello che riuscì a fare nella sua vita, pur avendo avuto una storia turbolenta. La sua vicenda personale, segna già in tenera età quello che sarà il suo percorso di vita, nei suoi gesti e nella sua storia espresse la sua natura di bambino poi uomo cresciuto tra i vicoli, incallito nella menzogna, cresciuto con la furbizia che è l’autodifesa degli intelligenti di scarsi mezzi economici . Perde il padre giovanissimo, trascorre qualche anno in un convento, dove apprende i primi rudimenti dell’arte della chimica e della botanica medicinale, che userà poi per le sue guarigioni alchemiche . Ben presto dopo il primo eclatante “imbroglio” lascia Palermo. “partire…è tempo di partire, lascio la mia terra, scrive…vedo quello che altri non vedono, sento quello che altri non sentono, devo confrontarmi con il mondo, la magia, la follia mi possiedono, libero e senza confini, scoprirò il perchè”. Nei suoi viaggi incontrerà personaggi illustri e conoscerà tante storie divenendone egli stesso protagonista come quello della collana rubata, che farà scalpore in tutta Europa, si spingerà fino in Russa e diventerà un massone, accompagnato dalla moglie, con la quale condividerà avventure e sventura, storia travagliata anche la loro, “ho imparato a domandare all’anima la sede della sofferenza , a ricercare nel suo muto linguaggio la rivelazione di ciò che è celato ai nostri sensi limitati. Nel mondo intero si parla dei miei prodigi, ma questo è dovuto all’ignoranza, non c’è prodigio, ma solo la conoscenza delle componenti della natura: il fuoco, la terra, il sole, tutto è sottoposto a tre principi: la conoscenza, la logica e la volontà.” È triste che nella città che gli ha dato i natali, manca un’attenzione verso quest’uomo nel senso che manca un museo, qualcosa che lo ricordi, un po’ come accade a San Leo, dove mori, e dove migliaia di visitatori ogni anno lasciano un fiore per lui. In passato rilevante è stato l’impegno dell’associazione Cagliostro capeggiata da Ninetta Cangelosi, che ha organizzato negli anni convegni , momenti di studio, ha realizzato un’opuscolo bilingue, “Da oriente a occidente io Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro, da cui ho tratto anche molte riflessioni significative. Oggi ha preso il suo posto, la figlia Barbara, nuovo presidente dell’associazione che si propone col suo nuovo direttivo di seguire le orme della madre inevitabilmente e di riuscire a dare finalmente luce e lustro al vicolo della Perciata, dove si presume sia nato Cagliostro e realizzare una stanza Museo in suo onore. Nuovo fermento culturale, che ci auguriamo venga colto dagli organi di competenza. Dentro l’albergheria dove Cagliostro ebbe i suoi natali, il mondo della cultura potrebbe ritornare a passeggiare lasciando non solo un fiore per commemorarlo, ma anche una riflessione per emulare la sua parte più bella, non quella del furfante , ma dell’uomo di genio che tanto ha inebriato la storia.

Sabrina Miriana
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