Incidente sul lavoro a Cerda, operaio Amap ucciso da un getto d’acqua: dopo cinque anni assolti tutti e nove i funzionari. La vittima, era impegnato nell’individuazione dei luoghi dove si era verificata una perdita di una condotta idrica. La furia dell’acqua lo ha colpito al volto e al torace scaraventandolo a oltre 25 metri d’altezza. Antonio Cinquemani, l’operaio dell’Amap, morto sul colpo, nelle campagne di Cerda, in contrada Sant’Antonio, nel novembre del 2011, aveva 45 anni ed era originario di Partinico. Antonio Cinquemani, insieme ad altri operai dell’Amap, era impegnato nei lavori di verifica ed individuazione dell’entità di una perdita segnalata sulla condotta idrica di grande portata, denominata “Nuovo Scillato”, una condotta che collega l’acquedotto di Scillato con le utenze idriche di Palermo. A un certo punto un getto d’acqua a forte pressione, scaturito dall’esplosione condotta idrica, lo ha investito colpendolo al volto ed al torace, proiettandolo così a 25 metri di distanza. Nonostante l’intervento dell’elisoccorso, per l’operaio non c’è stato nulla da fare. L’incidente é avvenuto nelle campagne di Cerda, quando un agricoltore avrebbe segnalato una perdita che comprometteva il suo terreno segnalandola agli uffici centrali dell’Amap. Il Giudice Sabina Raimondo, del Tribunale di Termini Imerese, ha pronunciato la sentenza di assoluzione per tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Ad essere assolti dalle accuse di omicidio colposo e reati in materia di prevenzione e infortuni sul lavoro sono stati i più alti vertici dell’Amap. Si tratta di: Vincenzo Cannella, Margherita Tomasello, Sergio Volpe, Giovanni Puleri, Antonio Crisanti, Giuseppe Arcuri, Giovanni Tuvé, Leoluca Liggio, Mariano Capizzi. “L’incidente non sarebbe stato prevedibile”. Questa sarebbe la motivazione che ha portato il Giudice ad assolvere gli imputati. Secondo il magistrato del Tribunale di Termini Imerese “nessuna norma sarebbe stata violata” e, per questo, (dopo una perizia disposta dal giudice e ben due dal Pubblico Ministero) esperti ingegneri del settore avrebbero concluso che la vittima sarebbe stata travolta in maniera accidentale dal getto d’acqua escludendo così, da parte degli impianti la violazione in materia di infortuni sui luoghi di lavoro. Fondamentali sarebbero state le consulenze dei difensori degli imputati, gli avvocati: Francesco Paolo Sanfilippo (nella foto), Enrico Sorgi, Vincenzo Lo Re, Valerio Anastasio, Francesco Bertorotta, Luigi Carta, Luigi Mattei, Mario e Fabrizio Bellavista, Vita Campanella e Alessandro Savoca, che avrebbero centrato tutta la fase difensiva nella non prevedibilità del rischio. Antonio Cinquemani, assieme ai colleghi si era recato sul posto per i lavori preparatori, non per effettuare la riparazione, ma solo per individuare la zona di aperta campagna dove c’era la perdita. La riparazione doveva avvenire l’indomani a condotta chiusa. In quel momento però, è avvenuta la tragedia. E’ fuoriusciuto, improvvisamente, un forte getto d’acqua ad alta pressione, oltre le 20 atmosfere, che lo ha colpito in pieno.

Francesca Giunta