“Nel nome del padre” è la frase con cui i cristiani con il simbolo della croce ad esso associato iniziano a recitare la loro preghiera quotidiana, in cui invocano il Padre, chiedono il pane quotidiano e di essere preservati dal male, la frase è anche il simbolo di ciò che ha fatto Giuseppe nella tradizione biblica, obbedire silenziosamente ad una volontà superiore.
Essere padre di un bambino concepito non con una congiunzione carnale della sua donna, ma per volontà di un miracolo a cui si obbedisce solo per fede profonda. Giuseppe è infatti l’uomo dell’obbedienza.
Siamo alle porte della festa di San Giuseppe che si celebra il 19 Marzo, la festa che onora il padre putativo di Gesù, simbolo della semplicità d’animo, l’uomo che si prende cura della famiglia, che lavora.
Questa festa , ha origini molto antiche, che risalgono alla tradizione pagana. Il 19 Marzo è a tutti gli effetti la vigilia dell’equinozio di primavera, quando si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci volti alla propiziazione della fertilità.
Secondo la tradizione San Giuseppe, oltre ad essere il patrono dei falegnami e degli artigiani, è anche il protettore dei poveri, perchè a Giuseppe e Maria fu negato un riparo per il parto, da poveri in fuga quali loro erano. Da ciò l’usanza presente in alcune regioni del Sud di invitare i poveri il 19 Marzo al banchetto di San Giuseppe. Il padrone di casa serviva i poveri, che siedevano alla tavola benedetta da un sacerdote, un momento di generosità e condivisione, che si ripete ancora da millenni.
Riti e tradizioni associati a questa festa si rinnovano in molti luoghi con un’attenzione particolare, la preparazione del pane, decorazione di altari, e le famose vampe di San Giuseppe.
Un elemento importante legato alla festa di San Giuseppe è il pane, l’elemento più semplice che abbiamo nelle nostre tavole, ma simbolicamente ciò che sfama l’uomo.
Nella preghiera crisiana lo recitiamo “padre, dacci il nostro pane quotidiano”, l’ altro simbolo è l’accensione dei fuochi, risale a feste dell’antica Roma, in occasione della quale veniva invocato “il sol invictus”, la festa della vittoria della luce e della primavera sull’oscuro inverno. L’accensione dei fuochi è anche una consuetudine legata alla necessità di bruciare arbusti e residui del raccolto nella cultura contadina, per dare spazio al nuovo. A questo rito si è dato anche un’altro significato allontanare il male. Con la festa di san Giuseppe si saluta l’inverno e si respira il profumo della primavera.
San Giuseppe nelle iconografie è rappresentato come un uomo non più tanto giovane, ma che intenerisce per il modo in cui tiene in braccio il piccolo Gesù, il padre per eccellenza, non è un caso che domani si festeggia la festa di tutti i papà. Fortunato chi ha un bravo papà da festeggiare. Un padre che vale, è forte come una quercia, bello come l’ulivo delle nostre campagne siciliane assolate, il verde delle sue foglie è ornamento e riparo. Un padre bravo è roccia per i suoi figli, timone delle loro vite finchè non sanno essere autonomi, faro nelle tempeste. Buona festa a tutti i papà.

Sabrina Miriana