La Norma di Bellini storia di un tradimento che non conosce il tempo.

È andata in scena nei giorni scorsi presso il teatro Massimo di Palermo, la Norma, opera di Vincenzo Bellini. É la storia di un amore tradito, trasgressivo, una sacerdotessa che infrange i voti e s’innamora di un proconsole romano Pollione dal quale ha avuto due figli, custoditi segretamente dalla fedele Clotilde, all’insaputa di tutti. Pollione confida ad un’amico di essersi innamorato di una giovane sacerdotessa , novizia del tempio, Adalgisa, e che vuol lasciare Norma. Nel frattempo Adalgisa decide di aprire il suo cuore a Norma, con la freschezza ed ingenuità della sua giovane età, decide di chiederle di scioglierla dai voti poiché ormai incompatibile col suo desiderio di donna che ama, i suoi sentimenti sono ormai più legati alle cose della terra che non del cielo. Norma riconosce in un gioco di specchi i suoi sentimenti in quelli di Adalgisa e l’accontenta,ignara di ciò che avrebbe di li a poco scoperto. Quando le chiede di rivelare il nome dell’uomo per il quale ha perso la testa e scopre che questi è Pollione, la gelosia è tremenda e l’acceca, rivela essa stessa alla giovane che anche lei è l’amante di Pollione, nonché madre dei suoi due figli. Vinta dalla rabbia, pensa di avere dato amore ad un uomo che non lo meritava. Si sente sola, frustrata, abbandonata, insicura, sentimenti universali per chi ha provato questa triste esperienza, che non conosce differenze di classe sociale o culturale, la reazione è unanime, possono cambiare le inflessioni, ma la delusione è il sentimento lacerante comune. Tra le due donne, tuttavia un sottile filo di alleanza e solidarietà le lega per la delusione vissuta, nessuna delle due ha colpa, sul dolore inferto l’una all’altra, se non quella di non aver saputo tenere a freno la propria passione carnale, rispetto al ruolo che ricoprivano e di essersi fidate del sentimento dell’amore. Il destino delle vite s’intreccia spesso con fili e trame a noi spesso sconosciute, diveniamo, senza saperlo protagonisti dello stesso copione, come accade ad Adalgisa e Norma, ma la storia si ripete sempre nel tempo. Norma accecata da una rabbia sanguinaria, pensa come Medea di uccidere i suoi figli, l’espressione vivente del legame tra lei e Pollione, ma a vincere sarà l’amore materno,quando si rivolge al padre, anche’esso deluso dalla scoperta del tradimento di Norma nel suo ruolo di sacerdotessa e implora pietà “pensa, sono tuo sangue, abbi pietà di loro” il padre accenna ad una lacrima, ed in quella lacrima la luce del perdono, momento commovente di alta passione umana. Decisa a suicidarsi, fa chiamare Adalgisa e la prega di adottare i bambini e di portarli a Roma, dopo essersi sposata con Pollione. Ma Adalgisa rifiuta e promette a Norma di convincere Pollione a tornare da lei. Da tempo i Druidi, guidati da Oroveso, tramano una rivolta contro Roma. Norma, che si era sempre opposta, quando apprende che Adalgisa non ha ottenuto nulla dal colloquio con Pollione, chiama i Galli a raccolta e proclama guerra ai Romani. Sta per pronunciare il nome della vittima sacrificale da immolare al dio, quando giunge notizia che un romano è penetrato nel chiostro: è Pollione, venuto a rapire Adalgisa. Norma sta per colpirlo con un pugnale, ma poi si ferma, invita tutti ad uscire col pretesto di interrogarlo e, sola con Pollione, gli offre la vita purché egli abbandoni Adalgisa. L’uomo rifiuta e Norma chiama i suoi a raccolta; ha deciso quale sarà la vittima sacrificale: una sacerdotessa che ha infranto i sacri voti e tradito la patria. Sta per pronunciare il nome di Adalgisa, quando si rende conto che la colpa di Adalgisa è la sua e, nello sbigottimento generale, pronuncia il proprio nome. Commosso, Pollione comprende la grandezza di Norma e decide di morire con lei. La donna scopre nei meandri addolorati del cuore, che l’amore non si compra col ricatto, cosi decide nell’ultima scena che la punizione si rivolga a lei stessa, qualcuno ha tradito il ruolo ricoperto, lasciando tutti sgomenti, al suo popolo dirà che anche lei è una traditrice e che “Norma non mente” rivela il suo peccato, ne esce dalla scena, come un’eroina sebbene vinta dal dolore, la solitudine la tristezza di avere donato il suo cuore ad un uomo che non ha ricambiato nella stessa maniera la fiducia riposta, ma in fondo anche lei è una grande traditrice del ruolo e dei valori a cui si era immolata. Norma è una donna piena di contraddizioni e slanci di orgoglio, la bellezza dell’opera è che in essa si ritrovano tutti i ruoli di una donna, madre, figlia. Nella sua anima convivono ruoli troppo diversi,che stridono e finiscono per fondersi nel suo gesto estremo, in cui recupera tutta la forza del suo carattere . Il tradimento, sembra appartenere all’amore come il giorno allA notte, scrive Galimberti, le reazioni possono essere molteplici, prima fra tutte la vendetta, è una reazione emotiva che salda il conto, ma non emancipa le coscienze, sostiene Hilmman. Il tradimento è l’ombra dell’amore, strumento secondo le riflessioni di alcuni psicologi per costruire nuovi spazi d’identità, esperienza atroce per chi lo ha sperimentato come tradito/a. Dovremmo convincerci che l’amore è relazione, non fusione, è ricerca di continui equilibri è che può capitare nel cammino che in questo nostro evolverci, in questo diventare diversi, sentiamo il bisogno di compagni diversi. Galimberti rende il tradimento meno tragico di quello che siamo abituati a pensare, non lo giustifica, lo mette semplicemente nel conto dell’esistenza, con ciò non vogliamo “rendere normale” ciò che normale in fondo non è, lo mettiamo tuttavia tra le possibilità dell’esistenza, quello che và condannato è la menzogna, il perdurare di doppie vite, il prendere in giro nella quotidianità,chi ci ha donato fiducia. Sovente accade che l’incapacità di scegliere giustifichi doppie relazioni, con storie che nel tempo finiscono per crollare non tanto per il fatto in sé il tradimento, ma per la reiterata menzogna quotidiana, per abbracci e sguardi assenti giustificati con altro, stanchezza, incomprensioni al lavoro ed altro che nulla hanno di reale. Norma sul finale dell’opera si assume tutte le sue responsabilità e li sul rogo dice :“Norma non mente”, Norma non può dare ad altri colpe che non le appartengono, il senso di responsabilità diventa la vera protagonista dell’opera e nella vita, l’unica capace di riappacificare gli animi, e lenire in parte il dolore della ferita subita.

Sabrina Miriana

redazione

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