Al via venerdi 10 (con uno spettacolo fuori abbonamento)una rassegna teatrale in programma al Teatro Cine Grifeo di Petralia Sottana che andrà avanti fino a maggio.Lo spettacolo di venerdi(inizio ore 21.15) è un progetto di Santi Cicardo (che firmerà anche tutta la rassegna ) dal titolo “La quarta replica. L’immaginario del malato.da il Il malato immaginario di J.B. Molière.
In scena Francesco Gulizzi, Luigi Maria Rausa, Giuseppe Sciascia, Rosamaria Spena, Enrica Volponi.
Scene Mattia Pirandello
Ottimizzazioni OfficineTeatrali quintArmata
Progetto e regia Santi Cicardo
Una co-produzione OfficineTeatrali quintArmata e Casa Teatro

Come un grande autore comico, immerso nel suo jeu de théâtre, Molière resta nella sua opera autobiograficamente assente. Eppure questa sua apparente assenza proietta nel suo teatro un’ombra di sé, che se riconosciuta e afferrata lascerebbe esclamare: «è lui, è lui Monsieur Molière». Le sue tracce sono sparse ovunque, nelle maschere che si divertì a scrivere e interpretare, nei personaggi gabbati dalle circostanze che pure amò portare in scena e in quelli dell’ultimo periodo che schizzò alternando al riso la malinconia. È il caso di Argan, protagonista de Il malato immaginario, in cui, a mo’ di specchio distorto, Molierè riflesse se stesso e la sua ultima condizione esistenziale. E non è un caso che proprio in questa ultima opera il drammaturgo, che morì dopo uno sbocco di sangue avvenuto durante lo svolgimento della quarta replica, citi se stesso, per bocca di Beraldo, lasciandosi rimbrottare, ingiuriare, svergognare da Argan per la sua avversione contro i medici. In questo gesto di autocitazione, Molière, ha voluto far di sé, a tratti colpito da luce sghimbescia o deformato dal riso, un personaggio pronto a confessarsi, accusare e difendersi. Cogliendo questo spunto e raccogliendo quelle tracce che egli ha lasciato, più o meno consapevolmente, nella sua vasta opera di commediografo La quarta replica. L’immaginario del malato, intende raccontare la sua vita che mai come questa volta coincide col teatro. Una sorta di inscatolamento dell’esistenza nella scena e di questa in quella, che attraverso la figura del doppio e utilizzando la tessitura de Il malato immaginario ri-presenta, senza mai perdere il solco comico tracciato dall’autore, il suo immaginario fiaccato dalla malattia eppure sempre pronto alla battuta, al riso amaro, al divertimento sagace e fulminante. I personaggi dell’ultima opera messi in scena, come se a rappresentarli fosse la stessa compagnia di Molière in quella fatidica sera del 17 febbraio del 1673, si distribuiscono lungo questa ambivalenza simbolica del doppio. Argan, Beraldo, e Toinette, liberi di muoversi su tutta la scena incarnano il pensiero e i moti dell’animo, spesso contrastanti, dello stesso Molière. Mentre Angelique, il notaio e i medici, costretti in movimenti da maschera mostrano lo scheletro stesso della sua scrittura drammaturgica ondivaga tra gli sberleffi, assunti dai comici della commedia dell’arte, e la satira tutta originale con cui il drammaturgo francese andava inchiodando la nascente società borghese e i suoi vizi.