Le ultime vicende che hanno riguardato l’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati) in Sicilia e il suo legale rappresentante Genco, che irritualmente ha rappresentato Forma Sicilia, Associazione di Enti Nazionale di cui alla legge 40/87, il quale ha sottoscritto accordi con l’Assessorato Regionale al Lavoro e alla Formazione Professionale per oltre 15 anni, spesso funzionali alla sua organizzazione o all’Assessore di turno (vedasi nota allegata) non devono costituire un’occasione per rivendicare meriti, da parte di nessuno, ma occasione di seria riflessione per rilanciare il comparto della formazione e quello dei servizi formativi.

Relativamente al comparto dei servizi e delle attività formative, basta evidenziare, per i nostri ritardi sul piano istituzionale, politico e culturale, la l.r. 29 dicembre 2016 n.29 e confrontarla con la delibera della Giunta della Regione Emilia Romagna n.739/2013, che più organicamente riguarda modelli e strumenti per la certificazione delle competenze, oppure la l.r. 30 luglio 2015 n.4 della Regione Emilia Romagna e le successive e numerose delibere, attraverso le quali in poco meno di 18 mesi l’Emilia Romagna si è dotata di strumenti all’avanguardia per utilizzare al meglio le risorse destinate ai servizi formativi, distintamente ai normodotati e alla categorie fragili, pur non disponendo delle ingenti risorse attribuite in materia, separatamente al Dipartimento Lavoro e al Dipartimento Famiglia e Politiche Sociali, come si evince, dalla Delibera di Giunta Regionale n.425 del 22 dicembre 2016.

Tutto quanto sopra premesso, anche alla luce della situazione in cui si trova la Regione Siciliana alla vigilia della possibile revoca dell’accreditamento all’ANFE e in presenza di pochissimi Enti, tra cui l’ANFE, che svolgono attività di istruzione e formazione professionale (IeFP) per il solo merito di aver partecipato alla fase di sperimentazione, evidenzio quanto segue.

A- Occorre aprire ai Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) e agli Enti di formazione accreditati in Regione le attività di IeFP, considerati i rilevanti finanziamenti di cui dispone la Sicilia con le iniziative comunitarie 2014-2020.

La Regione, peraltro, con la delibera di Giunta n.119 del 06/04/2016 e le disposizioni successive dell’Assessorato dell’Istruzione e della Formazione Professionale ha fatto un primo passo avanti, consentendo ai CPIA di poter organizzare una, sia pur sola, attività nel loro ambito territoriale, con la collaborazione degli Enti di cui alla sperimentazione.La Regione Lombardia, con il protocollo d’intesa del 4 agosto 2016 tra Regione Lombardia, Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia e Rete Generale Coordinamento CPIA Lombardia, si è spinta innanzi, garantendo la possibilità di realizzare attività finalizzate all’acquisizione delle qualifiche professionali agli Enti di formazione e ai CPIA secondo le esigenze del territorio.

B- Alla data del 19 gennaio 2017 si registra in Sicilia, da circa 18 mesi, il blocco delle attività formative.Le vicende giudiziarie e l’ottimo lavoro svolto dalla magistratura penale hanno finito per fare pulizia di Enti formativi che, ricordiamolo bene, sono stati alimentati e più spesso inventati dalla politica o dagli Assessori Regionali di turno.

In questi lustri Enti virtuosi hanno subito la scorretta concorrenza di altri Enti sostenuti da forze esterne al comparto; quest’ultimi molto spesso non disponevano di adeguate competenze ed esperienze.

Conseguentemente gli Enti virtuosi, particolarmente quelli che in questi anni sono stati costretti a ridimensionare la loro attività e il numero dei dipendenti a causa dei carenti finanziamenti e dei ritardi nella loro erogazione, hanno generato gravissime perdite, per fideiussioni, oneri bancari e spese di gestione delle strutture e del personale, necessarie per mantenere i requisiti per l’accreditamento.

Com’è noto l’Istituto Italiano Fernando Santi e la sua rete di Enti affiliati, di cui alla Legge sopraccitata 40/87, ed altri Enti nazionali e Associazioni regionali, hanno chiesto, in più circostanze, che siano ristornati dal Ministero del Lavoro alla Regione Siciliana i 50 milioni non più attribuiti nell’anno 2008 per il risanamento degli Enti.

Da diversi mesi è stata dichiarata la crisi del comparto. In questo periodo gli Enti hanno dovuto pagare affitti, utenze e personale essenziale, anche a fronte della revoca dell’Avviso 3/2015 e dei ritardi per la definizione dall’Avviso 8/2016, causati, non solo dai ricorsi al TAR, ma dal mancato o dal tardivo recepimento da parte della Regione Siciliana delle disposizioni europee e nazionali, come avvenuto con la recente l.r. 29/2016.

Malgrado ciò non risulta nessuna iniziativa intrapresa dalla Regione per richiedere la riattribuzione di tale Fondo, che consentirebbe agli Enti virtuosi di coprire, ormai solo in parte, le passività provocate dai ritardi della Regione ed evitare il loro fallimento.

Relativamente a tale questione, fondamentale per la sopravvivenza degli Enti, l’azione che svolgerà il Governo della Regione, consentirà di comprenderne la strategia.

Cioè se, in questi ultimi anni, la sua azione è stata ispirata all’esigenza di riportare ordine e legalità nel comparto, oppure se è stata finalizzata, forse inconsapevolmente, a distruggere tutto l’esistente, anche quello che resta valido e virtuoso.

In tal caso il Governo della Regione accoglierebbe, così, il disegno perverso e trasversale di diversi esponenti politici che, negli ultimi lustri, prima si sono avvalsi della mediazione degli Enti di formazione professionale non virtuosi, per assicurare una politica clientelare e posti di lavoro ai loro amici e hanno pensato, poi, attraverso leggi di “riforma”, di rendere pubblico il comparto in qualsiasi forma possibile, pur di soddisfare direttamente i loro “appetiti”, anche se le disposizioni nazionali ed europee non lo consentono più.

Per essere ancor più chiari, la destabilizzazione del comparto, se è vero che si è aggravata negli ultimi anni, è stata avviata da alcuni lustri, a fronte di un disegno cinico e perverso che ha portato alla disperazione migliaia di famiglie, con l’obiettivo di disporre dei finanziamenti e dei livelli occupazionali da utilizzare nel comparto dei servizi e delle attività formative.

Distinti saluti

 F.to Il Presidente  Luciano Luciani