Continua la programmazione di PUTIA art gallery, galleria d’arte e della creatività regionale da un paio d’anni attiva a Castelbuono accanto l’arco di Sant’Anna. Dopo la parentesi pittorica di Linda Randazzo, si procede con un altro linguaggio, quello della fotografia e di Michele Di Donato, castelbuonese di adozione e pugliese di nascita, che da tanti anni vive e lavora in Sicilia.

Il progetto che l’artista presenta nella sua prima personale a Castelbuono è “Forme dell’impronta”, al confine tra metafisica e realismo, che conduce i fruitori in città a-temporali, prive di movimento, in cui la presenza umana resta solo intuitiva in uno spazio fortemente connotato in chiave ideologica.

Pur prediligendo di norma la fotografia in bianco e nero, in questo lavoro l’uso del colore è caratterizzato da una sorta di opacità silenziosa, che, ricordando gli scenari dipinti da De Chirico nei suoi quadri, amplifica l’effetto di anonimato della città metropolitana. È scolpito con il colore il profilo di un territorio abbandonato in una dimensione posta al di là della storia. Gli unici emblemi della civiltà contemporanea sono le sagome delle antenne televisive. Ma sono solo echi. Non c’è movimento. Nulla è come si manifesta in un luogo – isolamento della coscienza – che viene restituito attraverso mute scenografie fatte di portici e di muri, di strade e di case.

Michele Di Donato fa della fotografia una preziosa alleata per indagare la realtà, attraverso atmosfere sospese e sognanti, come avviene nel progetto “Rapid eye Movement” – già presente in PUTIA e vincitore al FIIPA International Awards 2016 – una serie che raccoglie le sue “icone” oniriche, quel flusso inarrestabile di immagini che percorre la sua coscienza nella fase REM del sogno.

La serie “Forme dell’impronta”, pur raccontando un discorso diverso, si pone in continuità con il progetto sopra descritto, in quel denso silenzio di raccoglimento che – in forma diversa – è in qualche modo un luogo di raccoglimento della coscienza.