CARABINIERI: SCOPERTI DUE OMICIDI DI MAFIA

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura distrettuale di Palermo (diretta dal dott. Francesco Lo Voi, sotto il coordinamento del Procuratore aggiunto dott. Vittorio Teresi e dei Sostituti procuratori dott. Annamaria Picozzi, Amelia Luise e Roberto Tartaglia) nei confronti di 4 appartenenti, in qualità di capi e gregari, alla famiglia mafiosa di Carini:
– GALLINA Ferdinando, nato a Carini il 21 maggio 1977, ricercato;
– PIPITONE Giovan Battista nato a Carini il 24 luglio 1949;
– CATALDO Salvatore nato a Carini 2 gennaio 1949;
– DI MAGGIO Antonino, nato a Torretta il 28 ottobre 1954
in quanto ritenuti responsabili degli omicidi di FAILLA Antonino e MAZZAMUTO Giuseppe, uccisi a Carini con il metodo della lupara bianca il 26 aprile del 1999, e di GIAMBANCO Francesco, ucciso a Carini il 16 dicembre 2000.
Alla svolta nelle indagini contribuivano le recenti dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia PIPITONE Antonino, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Carini, condannato all’ergastolo per l’omicidio di D’ANGELO Giuseppe, e quelle datate 2008 del pentito PULIZZI Gaspare. Tali dichiarazioni e i conseguenti riscontri eseguiti dai militari dell’Arma consentivano di ricostruire i delitti e determinare i ruoli ricoperti da ciascuno dei destinatari del provvedimento restrittivo, di seguito delineati:
– PIPITONE Giovan Battista, DI MAGGIO Antonino e CATALDO Salvatore, in concorso con PULIZZI Gaspare e PIPITONE Vincenzo (detenuto), attirarono all’interno di un’abitazione FAILLA Antonino e MAZZAMUTO Giuseppe i quali, ritenuti responsabili di un incendio, vennero uccisi il primo a colpi di accetta e il secondo con un colpo d’arma da fuoco. I cadaveri non sono stati mai ritrovati;
– GALLINA Ferdinando, detto Freddy, in concorso con PIPITONE Antonino, PULIZZI Gaspare e CATALDO Giovanni (deceduto), cagionarono la morte di Francesco GIAMBANCO mediante ripetuti colpi di bastone alla testa e occultarono il cadavere nel bagagliaio di un autoveicolo che venne dato alle fiamme. L’ordine di uccidere GIAMBANCO proveniva dal capo della famiglia mafiosa di Carini, PIPITONE Giovan Battista, e dal fratello Vincenzo, che ritenevano GIAMBANCO responsabile della scomparsa di Federico DAVI’ e di alcuni incendi verificatisi nel territorio carinese.

redazione

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