Dal 18 Giugno ad oggi, le promesse del presidente Crocetta fatte sullo stato di calamità per i roghi di Cefalù, non si è vista nemmeno l’ombra. L’impegno che il presidente della Regione aveva preso con la città sono rimaste nel dimenticatoio dopo cinque mesi e pensare che, ancora sette famiglie vivono da sfollati in appartamenti messi a disposizione dal comune. Certamente il sindaco Lapunzina punta il dito contro la Regione affermando – che già ad oggi sono stati spesi circa 230 milioni per gli affitti delle famiglie in difficoltà e per le varie spese che sisono affrontate in tale periodo per ripristinare i servizi essenziali e in questi casi , quando si affrontano fenomeni di emergenza tali somme devono essere immediatamente disponibili così come per Licata, vista la situazione di questi giorni –
In realtà la giunta di Governo Regionale varò in quel periodo la somma in stato di calamità con una dettagliata relazione del dipartimento delle Protezione civile della Regione, arrivate insieme ad altre richieste di comuni per altri stati di calamità ma, non essendo tali relazione abbastanza dettagliate , le richieste sono cadute nel vuoto, e questo sono le cause dei ritardi delle somme. Lapunzina critica anche la formula scelta per la richiesta di stato d’emergenza: “Non conteneva la richiesta di fondi nazionali. Si sarebbe potuto chiedere aiuto allo Stato, così come avvenuto per le popolazioni colpite dal terremoto. In quei giorni soffiava un forte vento di Scirocco e le temperature erano altissime, si tratta di fattori strettamente legati al corso degli eventi naturali”.
Si chiede una nuova “occasione” per venire incontro ai danni dei privati con una manovra da parte dell’assemblea regionale visto che, tanta gente ha bisogno di quei fondi per cercare almeno di ripartire con una serenità che certamente sarà difficile ritrovare.
Antonio David
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