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“Nel cuore della Targa… con la Targa nel cuore…”. Fu quasi una dichiarazione d’amore e di intenti quella che, nell’ormai lontano 1989, venne coniata per tenere a battesimo la prima edizione dello Slalom delle Fonti Scillato. Una competizione destinata, ben presto, a recitare un ruolo di primo piano ed a tracciare un solco incancellabile nel panorama regionale e nazionale di una disciplina automobilistica in quel periodo in forte espansione. Sette le edizioni consecutive allora disputate, sempre sotto l’attenta regia del Team Palikè Palermo, su un percorso che “inglobava” alcune tra le più belle curve ed una parte del ‘cuore’ della Targa Florio dei tempi d’oro, quella insignita della validità per il Mondiale Marche.
Lo Slalom delle Fonti Scillato andò avanti in un crescendo di emozioni sino al 1995, arrivando poi a consegnare i punti valevoli per il Campionato italiano per la specialità (per quattro edizioni, dal 1992 al 1995) e riponendo in bacheca i successi e le gesta di piloti per quei tempi “leggendari”, tra i quali il siracusano Maurizio Melluzzo (in trionfo per tre volte con la sua Fiat X1/9, nel 1989, nel 1990 e nel 1992), il palermitano Gaetano Palumbo (sul gradino più alto del podio nel 1991, anche lui su Fiat X1/9), il vercellese Augusto Cesari (cinque volte campione italiano Slalom, vincitore a Scillato nel 1993 con la “mostruosa” Lancia Delta S4 e nel 1995 con l’Osella PA 9/90 con motore Alfa Romeo; in quell’occasione affidò la sua Delta S4 all’asso cerdese Totò Riolo, il quale la portò al secondo posto assoluto), tanto per citarne soltanto alcuni.
Dopo quegli anni il filo conduttore s’interruppe (per dovere di cronaca va tuttavia rimarcato come, tra il 2011 ed il 2012, fossero andate in scena altre due edizioni dello slalom, con altra denominazione ed altra e seguì un lungo oblio, per varie ragioni. Oblio destinato ad essere finalmente infranto nel 2016 quando la straordinaria passione per questa specialità radicata nel “cuore” delle Madonie palermitane tornerà ad accendere i motori a Scillato, il paese dell’acqua e dei mulini, ai piedi del Monte dei Cervi, del Monte Fanusi e del cosiddetto Cozzo di Castellazzo.