Castelbuono svela i segreti di Palazzo Abatellis

Domenica 9 ottobre 2016 il Museo Civico di Castelbuono è lieto di presentare la conversazione con il Prof. Santo Giunta sulla recente pubblicazione “Carlo Scarpa. Una [curiosa] lama di luce, un gonfalone d’oro, le mani e un viso di donna. Riflessioni sul processo progettuale per l’allestimento di Palazzo Abatellis, 1953-1954 (Marsilio, 2016). Modera l’incontro il Direttore del Museo Civico, Laura Barreca.
Le pagine di questo libro, come sulle piste di un romanzo giallo, svela uno stratagemma didattico in quest’approdo sicuro che è l’intervento di Carlo Scarpa nella Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis. Il libro racconta di ambiti spaziali che, come delle storie parallele apparentemente disgiunte fino alla fine, tornano ad avvitarsi insieme, e rivela una verità possibile dell’opera di Architettura.
Attraverso queste riflessioni si cercherà di comprendere la lama di luce (naturale e artificiale) che, insieme con la catenazione di spazi, compressi e dilatati, costituisce il valore del percorso espositivo. Il tentativo è quello di vedere la nuova modulazione dell’organismo spaziale come fattore esplicativo, congiunto allo “spettacolo” della scoperta delle opere esposte.
Le collezioni della Galleria traggono origini da lasciti, acquisizioni, donazioni, ritiri da chiese dell’isola e apporti di mecenati privati, come in dono dell’Annunziata di Antonello da Messina disposto nel 1906 dal Cavalier Di Giovanni. Molte sono le opere di pittura e di scultura esposte, come il Busto di Eleonora d’Aragona, capolavoro assoluto del Rinascimento, attribuito a Francesco Laurana, scultore dalmata attivo in sicilia dal 1468. O lo splendido busto di giovanetto di Antonello Gagini, figlio di Domenico, autore anche della Madonna del riposo. Nel grande salone al piano nobile spiccano poi le opere di Tommaso de Vigilia, uno dei più significativi pittori palermitani della fine del ’400. Perla della collezione è il cosiddetto Trittico Malvagna, opera di Jean Gossaert, detto Mabuse (1478-1532) pittore capace di coniugare la tradizione fiamminga e il Rinascimento italiano. Ma è lo straordinario testo della pittura universale, rappresentato dal Trionfo della morte, a colpire per la bellezza. Il grande affresco della metà del Quattrocento, proveniente dal palazzo Sclafani di Palermo, è un’enorme scena in cui la Morte a cavallo dalle mani non ancora scheletriche, ultimo vestigio di vita, è nell’atto di colpire con le sue frecce un gruppo di gaudenti, avendo già ucciso i potenti e risparmiati gli storpi e i mendichi.
Il libro, nella sua struttura, cerca di far comprendere il collegamento fra il luogo e il processo progettuale del “fare scarpiano”, scartando la cronologia dell’intervento stesso con riflessioni che riguardano la strategia dei percorsi, e forse svelano un possibile messaggio codificato. Si tratta di una ricognizione mirata, una narrazione ricomposta anche grazie ad alcuni indizi (rinvenuti durante lo studio delle corrispondenze e dei disegni, non sempre conosciuti e pubblicati), che andrebbe letta come un romanzo, dall’inizio alla fine, resistendo alla tentazione, probabile, di saltare all’ultimo capitolo per vedere come va a finire.Una “storia” o una riflessione divisa in due parti, che nell’insieme cerca di rimettere in circolo il filo rosso che lega gli spazi interni di questo luogo felice dell’Architettura contemporanea a Palermo. La prima parte, “La sala del dubbio”, inizia con una domanda: da dove si entra? È da questo ragionare che deriva il nostro convincimento che l’attuale numerazione delle sale di palazzo Abatellis forzi il percorso espositivo. La seconda parte, “La pinacoteca, le sculture, il Trionfo e la fonte della vita”, individua nella Croce pisana, al piano nobile, l’inizio del cammino scarpiano che si conclude magnificando l’architettura di Matteo Carnilivari.
Al Museo Civico di Castelbuono è possibile visitare la collezione storico-artistica permanente, la cappella palatina e le mostre temporanee di Salvatore Arancio, Travelling circular labyrinths a cura di Luca Cerizza, e di Carlo e Fabio Ingrassia, Solo la terra resiste alla terra, a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi (fino al 7 novembre 2016).

redazione

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