Giovedì 4 agosto 2016 alle ore 19.00, in occasione della 20. edizione dell’Ypsigrock Festival, il Museo Civico di Castelbuono è lieto di presentare Travelling circular labyrinths, mostra personale di Salvatore Arancio, a cura di Luca Cerizza, in linea con l’attività dell’istituzione, che mira a promuovere i linguaggi del contemporaneo e l’intreccio di questi con il territorio.
La mostra, che celebra l’apertura della ventesima edizione di Ypsigrock, è inserita nel programma degli eventi collaterali del “Miglior Festival d’italia” che animerà gli splendidi e ricercati scenari di Castelbuono dal 4 al 7 agosto. Ypsigrock è uno dei più suggestivi boutique festival europei, costruito su un format originale frutto di una commistione tra una selezionata ricerca musicale e la riscoperta delle bellezze del territorio. Una cascata di esclusive animerà il cast di quest’anno, che vedrà alternarsi sui palchi del Festival Crystal Castles, The Vaccines, Daughter, Mudhoney, Kiasmos, Savages, Minor Victories, Giant Sand, LUH e molti altri.
Durante le serate del Festival (4-7 agosto), i video d’artista di Salvatore Arancio saranno proiettati sulla facciata del Castello dei Ventimiglia, per suggellare la collaborazione con Ypsigrock e rendere ancora più suggestiva e speciale l’esperienza tra arte e musica contemporanea a Castelbuono.
Attraverso un’assoluta varietà di tecniche (scultura, film, video, collage, stampa, ecc.), il lavoro di Salvatore Arancio (Catania, 1974) definisce un immaginario estetico nel quale il paesaggio naturale è guardato attraverso quello che Luca Cerizza definisce come una forma di “sublime psichedelico”. Qui sotto un estratto dal testo critico di Cerizza:
“Nel lavoro di Arancio, il paesaggio naturale è letto almeno attraverso un duplice sguardo. Da una parte è sentito nelle sue declinazioni più erotiche, vitalistiche, energetiche. Le stampe che l’artista continua a realizzare dal 2006 e che sono presentate nella sala delle ex-scuderie, derivano dal libro di fine Ottocento Wonders of the Volcano dello scrittore inglese Ascott R. Hope che descrive storie e leggende legate ai vulcani e ad altri fenomeni geofisici a essi correlati (terremoti, solfatare, sorgenti gassose, fontane di fuoco, ecc.), come da altri libri di epoca vittoriana che l’artista colleziona. Su queste immagini Arancio ha compiuto alcune manipolazioni che, seppur in modi a stento percepibili, contribuiscono ad annullare la presenza umana, ad incrementare gli aspetti terrificanti del paesaggio, tipici dell’estetica del Sublime, o a definire nuove forme ibride, inserendo tipologie geologiche appartenenti ad altre latitudini.
Un’altra alterazione è operata da Arancio applicando una superficie di vinile colorato in corrispondenza della strada medioevale visibile nella stessa stanza delle ex-scuderie. Con un semplice gesto l’artista evidenzia questo reperto storico dandogli, allo stesso tempo una nuova connotazione, come l’immagine di una memoria distorta, un sogno, un’allucinazione che riverbera i suoi colori sulle aree e le opere circostanti (What I Saw, 2016).
D’altro canto, nel lavoro di Arancio la natura è sacralizzata, vista come espressione e oggetto di istanze religiose, magiche ed esoteriche. Esemplificativo di questa tendenza è il breve film Cathedral (2014), presentato nella Sala S. Giorgio. Girato nell’Isola di Staffa, parte dell’arcipelago delle Ebridi scozzesi, il film ritrae la così detta Grotta di Fingal. Questa prende il nome dalle leggende irlandesi relative al gigante Finn mac Cumhail che avrebbe costruito un ponte che lo portasse dall’Irlanda alla Scozia, di cui la grotta sarebbe l’approdo. Con questo racconto le antiche narrazioni irlandesi spiegano la continuità delle stesse formazioni geologiche di basalto sui due lati dello stesso mare che divide Irlanda e Scozia, scogliere che sono d’altronde derivate dalla stessa colata lavica di circa sessanta milioni di anni fa.
Nel breve film di Arancio, questa stupefacente struttura geologica di colonne esagonali diventa il luogo di un possibile culto pagano. Dopo aver esplorato da vicino la superficie rocciosa, la camera si allontana dando un’idea più chiara del contesto. Mentre un commento sonoro ripetitivo e ipnotico cresce in sottofondo, l’artista inserisce in modi quasi subliminali alcuni disegni geometrici degli studi scientifici relativi alle formazioni geologiche dell’isola stessa. Altre alterazioni cromatiche applicate ad alcune immagini, contribuiscono a incrementare il clima allucinatorio di queste sequenze. Quando la camera ci mostra la grotta dal suo interno, un simbolo cabalistico, esagonale come le colonne di basalto, appare in corrispondenza della sua entrata. A questo punto è ormai chiaro come, nella lettura che Arancio sembra suggerire anche attraverso il titolo, questa cavità è un luogo mistico, è la cattedrale in cui si celebra un possibile culto esoterico, i riti di una religione devota a forme naturali cui l’uomo può dare solo spiegazioni mitologiche. Giocando con la qualità del linguaggio utilizzato — il film Super 8 fa sembrare il girato come del materiale documentario trovato al termine di qualche esplorazione scientifica —, e con le alterazioni cromatiche sovrapposte alle immagini, l’artista definisce, come già nella serie di stampe citate precedentemente, una straniante ambiguità temporale, il clima di un trapassato futuro.
Anche la vasta produzione di ceramiche, condotta dall’artista a partire dal 2011, rimanda alle forme di un incontrollabile vitalismo geologico, di una natura erotizzata che erompe in forme sempre diverse e inaspettate. Viceversa, per la nuova installazione pensata per la seconda sala del Museo Civico di Castelbuono (Loblolly Jack Gray Knobcone, 2016), Arancio ha presentato una serie di ceramiche di diversa grandezza che riprendono la forma della pigna. Anche su queste ceramiche, prodotte in collaborazione con un artigiano di Castelbuono come espressione di un’antica tradizione artigianale, Arancio ha applicato una cromia di sapore psichedelico, quasi a dare una visione alterata, “allucinata” della tradizione. Se la forma della pigna rimanda, infatti, ai valori di nascita, immortalità, fertilità e abbondanza presenti in molti culti e nella stessa cultura siciliana, Arancio sembra voler saldare insieme momenti cronologicamente diversi ma culturalmente simili, nel loro rapporto rituale con il cosmo, la natura, il mito.
Infine, con un curioso ribaltamento di punti di vista, questa istallazione può anche essere letta come un’immagine sintetica e stilizzata del paesaggio boscoso delle Madonie, come se questo fosse visto dall’alto da una creatura gigantesca: lo spettatore della mostra.
È facile notare come nel lavoro di Arancio sembrino saldarsi e problematizzarsi due visioni della natura che corrispondono a momenti diversi della stessa biografia dell’artista. Il carattere panteistico e sacrale di un certo paesaggio naturale, le sue connotazioni pagane e mitologiche, sono certamente legate alle origini siciliane di Arancio, per le quali il vulcano, la sua energia a un tempo fertile e distruttiva, è presenza imprescindibile della vita della regione intorno all’Etna. D’altra parte la lunga esperienza di studio e di vita condotta dall’artista a Londra, lo collega alle poetiche del Sublime di origine nord-europea, alle favole gotiche e al revival medioevale anglosassone dell’Ottocento, come alle distorsioni percettive della vecchia e nuova psichedelia musicale, dagli anni ’60 a oggi. Nel lavoro di Arancio le due visioni si sovrappongono, avvicinando il naturale al culturale in un sincretismo senza lacerazioni, in una continuità di pensiero che salta ogni spiegazione che si vorrebbe puramente raziocinante, per percorrere le sole regioni del mito.
Allora, il disegno preistorico di un labirinto, inciso su una moneta da cinquanta centesimi di Euro all’interno della torre del Castello dei Ventimiglia, è un altro rimando a questo tempo ante-storico, precedente all’era che oggi definiamo dell’Antropocene, e simboleggia il difficile tentativo dell’uomo di orientarsi nella natura, nella complessità delle sue forme e dei suoi percorsi. Questo nuovo e quasi invisibile intervento suggerisce un cortocircuito straniante tra forme di produzione e di economia moderne e un tempo “altro”, quasi che vecchi miti tornassero a impossessarsi dei nostri nuovi, e spesso molto incerti, riti”.
Luca Cerizza

Il Museo Civico di Castelbuono esprime il proprio ringraziamento ad Elenk’Art per il sostegno alla promozione delle attività culturali del Museo e per l’impegno nella diffusione dell’arte contemporanea. Inoltre si desidera ringraziare il Grand Hotel et Des Palmes; The HotelSphere Hotel & Villa Collection; Villa Catalfamo; l’Hotel Paradiso delle Madonie di Castelbuono; il B&B Donjon di Castelbuono; Ecologia e Ambiente SpA.

Si ringrazia la Galleria Federica Schiavo di Roma per la collaborazione all’organizzazione della mostra.
Si ringrazia inoltre il Ristorante “Il Giardino di Venere” di Castelbuono.

BIOGRAFIA
Salvatore Arancio (Catania, 1974), vive e lavora a Londra.
Lavorando con diversi media tra cui scultura, collage, animazione e video, è particolarmente interessato al potenziale delle immagini. Ogni sfaccettatura del suo lavoro contiene una giustapposizione delle radici e della rappresentazione delle immagini: naturale e artificiale, minerale e vegetale, bidimensionale e tridimensionale, scientifico e mitologico. Il lavoro di Salvatore Arancio è stato esposto in mostre collettive e personali in diversi centri d’arte tra i quali segnaliamo: Kunsthalle Winterthur, Svizzera; Camden Arts Centre, Londra, UK; Contemporary Art Society Londra, UK; Whitechapel Gallery, Londra, UK; Centre d’art contemporain La Halle des bouchers, Vienne, Francia; Ygrec, Parigi, Francia; De Appel Arts Centre, Amsterdam, Paesi Bassi; Norwich Castle Museum & Art Gallery, Norwich, UK; Museo Tamayo Arte Contemporáneo, Città del Messico, Messico; Magasin-Centre National d’Art contemporain, Grenoble, Francia. Salvatore Arancio è stato artista in residenza presso il CCA, Andratx, Spain; Camden Arts Centre, Londra, UK; La Cité internationale des Arts, Parigi, Francia; Résidences Internationales aux Recollets, Parigi, Francia, Wysing Arts Centre, Cambridge, UK; ISCP, New York, USA. Nel 2009 ha vinto il Premio ‘New York’.