Diciotto anni addietro si era procurata una frattura nella parte prossimale dell’omero. Tutto rientrato, all’epoca, per una donna di 66 anni che, invece oggi, si è rivolta al Giglio di Cefalù a causa di dolore e limitazione dei movimenti dove le è stata impiantata una protesi inversa. Cosa è successo? A spiegarlo è l’ortopedico dell’ospedale Giglio, Giuseppe Verderame, che con Lorenzo Villari e Giuseppe Pomara ha eseguito l’intervento.
“La frattura dell’omero, in alcuni casi – dice Verderame – può evolvere, nel tempo, in una necrosi che causa il riassorbimento del tessuto. L’omero perde la forma sferica originaria. Il paziente avverte difficoltà nei movimenti e dolore. L’unico rimedio valido consiste nel ripristinare l’articolazione della spalla. Ciò si può ottenere impiantando una protesi con due componenti una omerale e l’altra scapolare. Protesi, cosiddetta inversa – prosegue Verderame – perché la parte sferica viene impianta nella scapola, invertendo l’anatomia naturale dell’articolazione”. L’intervento viene eseguito in anestesia totale o locoregionale. Dura circa due ore con un ricovero post operatorio mediamente di 4 giorni e con il supporto di un tutore che deve essere indossato per circa tre settimane.
“Nostro obiettivo – conclude il direttore sanitario Lorenzo Lupo – è ampliare i trattamenti eseguiti nella nostra struttura monitorando le esigenze che esprime il territorio”. L’unità di ortopedia e traumatologia del Giglio è diretta da Filippo Boniforti.
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