Alberto Farina, frate artista, pittore, vetratista testimone della bellezza della fede. Le sue opere dal mosaico, alla ceramica, dall’incisione all’affresco e principalmente le sue vetrate artistiche sono sparse sia in Italia ma anche all’estero in Terra Santa, in Turchia e nel Libano.
Per tre giorni l’amministrazione comunale di Gangi, guidata dal sindaco Giuseppe Ferrarello, ha promosso una serie d’iniziative per ricordare l’illustre concittadino, prevista l’inaugurazione del nuovo teatro comunale e l’apertura di nuovi spazi espositivi del museo civico di palazzo Sgadari e una sezione, appunto, sarà dedicata a padre Alberto Farina.
Il programma prevede: venerdì (15 aprile), alle 19, presso la chiesa del Santissimo Salvatore, la presentazione dell’ultima incompiuta: “Il mistero di Pentecoste” di padre Alberto Farina. Sabato, alle 16, inaugurazione del teatro sotto piazzetta Vitale. Alle 17 convegno: “Padre Alberto Farina: artista e testimone della bellezza della fede”, a seguire l’intitolazione a Padre Alberto della nuova sezione museale di palazzo Sgadari dove saranno esposte alcune sue opere. A chiudere la tre giorni (domenica 17 aprile) “A spasso con padre Alberto nel borgo natio” passeggiata artistica lungo le vie del centro storico alla scoperta delle sue opere. La partenza è fissata alle 10 davanti il sacrato della chiesa del santissimo Salvatore.
“Una tre giorni, di cultura e di fede, dedicata al nostro illustre concittadino – ha spiegato il sindaco Giuseppe Ferrarello – al quale sarà dedicata anche una sezione del museo comunale di palazzo Sgadari inoltre nella stessa giornata procederemo all’inaugurazione del teatro comunale”.

SCHEDA
A seguire un ricordo di Fra’ Alberto Farina un Artista in Terra Santa (1921-2005)a cura di frate Venanzio Ferraro
Frate Alberto Farina (1921-2005)
Il 3 Ottobre 2005, all’età di 84 anni, si è spento a Acireale Fra’ Alberto Farina, frate minore della Provincia siciliana del SS. Nome di Gesù.
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Ha dimostrato versatilità spiccata nella pittura ed è stato allievo di Padre Antonio Jerone.
E’ stato l’ideatore e l’artefice del monumento in bronzo dell’Immacolata, eretto nella sua Gangi in Piazza Valguarnera.
Farina (Domenico) “Fra’ Alberto” Nacque a Gangi (PA) 16 Maggio 1921 – da Gaetano Farina e Maria Murè, si dedicò sin da piccolo allo studio ed abbracciò la vita religiosa nell’Ordine dei Frati Minori.
A 16 anni scelse di essere francescano e venne ordinato sacerdote il 28 luglio del 1946. Dotato di eccellenti qualità artistiche, studiò disegno prima, a Palermo, con il Prof. Nino Geraci, scultore, e, subito dopo l’ordinazione sacerdotale, ottenne di perfezionare la sua vocazione artistica nell’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove si diplomò in Decorazione Pittorica.
Sempre a Firenze frequentò il Magistero di Arte per l’affresco e il Corso di Mosaico. Le sue opere vanno dal Mosaico, alla ceramica, all’incisione, all’affresco, ma, soprattutto negli ultimi decenni, si dedicò prevalentemente alla vetrata artistica, sia in dalles, sia classica con legatura a piombo. Opere sue sono sparse in Italia e all’estero, come in Terra Santa, in Turchia e nel Libano, arricchendo lo spazio liturgico di misticismo contemplativo che favorisce la percezione del mistero e la comunicazione con l’Infinito.
Temi preferiti nelle sue opere sono tratti dal Vangelo, come Cristologia e Mariologia, dalla Spiritualità e storia francescana, da un profondo amore dell’uomo e della natura, com’è congeniale con la visione francescana della vita e del mondo, etc.
Possiamo dire che l’arte non fu mai per Fra’ Alberto Farina pura esercitazione estetica ma, com’egli ebbe a dire in rare confidenze di amicizia… schivo com’era di esibizionismi e di pubblicità, l’arte fu il suo modo di annunziare il Vangelo, di pregare, di lodare Dio.
Ebbe un carattere forte, schivo, talvolta scorbutico, ma estremamente sincero e autentico. Sensibile non solo alle verità trascendenti, che accendeva di colori e di segni forti e convinti, ma anche a quanto riguarda l’uomo, nella sua povertà, nel sua sofferenza e nel suo destino, trasfigurato dal Cristo dolente e risorto.

Come francescano, amò la sua vocazione e la testimoniò: umile, al di là di certe esplosioni che dicevano più della sua angoscia di fronte all’ingiustizia e alla violenza; povero, nonostante fosse stato a contatto col denaro a motivo del suo lavoro; un contatto, però, che non riuscì a sporcare né le sue mani, né il suo cuore, il quale conservò e difese sempre gelosamente la sua libertà.
Lo ricordiamo come un fratello che ha onorato la vita, la sua vocazione e la nostra famiglia e lo consegniamo al Padre Celeste, invocando per lui quella luce che egli cantò e colorò tante volte di poesia sofferente e trasognata.