La difesa e la certificazione dei prodotti alimentari siciliani sono stati al centro del tavolo tecnico dedicato alla “Sanità veterinaria e salute dell’uomo”, che si è tenuto alla Leopolda sicula, a cui ha partecipato l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia. “Più del 50 per cento del latte in busta che beviamo in Sicilia non è siciliano, ma proviene dall’estero, mentre buona parte delle mozzarelle sono fatte con cagliate dei Paesi dell’Est, ma pochi lo sanno perché non è obbligatorio riportarlo nell’etichetta. Le ditte confezionano in Italia anche un prodotto di buona qualità, ma che non è italiano. Per questo motivo, è necessario essere consapevoli di ciò che mangiamo e chiediamo alla politica regionale di aiutarci a promuovere un piano di comunicazione rivolto a consumatori e commercianti per produrre e consumare prodotti dell’Isola”, ha detto Antonio Vella, direttore responsabile del laboratorio Residui dell’area Chimica e Tecnologie alimentari dello Zooprofilattico, rivolgendosi agli altri componenti del tavolo (Nino Virga, responsabile del servizio Veterinaria della Regione siciliana, Fabrizio De Nicola, direttore generale dell’Asp di Trapani e Guido Galici, che rappresentava l’Eni). Guido Ruggero Loria, direttore dell’area Diagnostica specialistica dello Zooprofilattico, ha, invece, messo l’accento sulla necessità di “accompagnare le aziende zootecniche in un processo di modernizzazione delle infrastrutture agricole e incentivarle a utilizzare le energie alternative”.
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